Anche Saviore scopre l’acqua calda

di Lino Febbrari
Il punto esatto in cui tra i boschi e pochi metri sotto la superficie scorre la vena di acqua caldaLa strada che conduce al «Plot campana»: qui trent’anni fa è stata individuata la fonte «miracolosa»
Il punto esatto in cui tra i boschi e pochi metri sotto la superficie scorre la vena di acqua caldaLa strada che conduce al «Plot campana»: qui trent’anni fa è stata individuata la fonte «miracolosa»
Il punto esatto in cui tra i boschi e pochi metri sotto la superficie scorre la vena di acqua caldaLa strada che conduce al «Plot campana»: qui trent’anni fa è stata individuata la fonte «miracolosa»
Il punto esatto in cui tra i boschi e pochi metri sotto la superficie scorre la vena di acqua caldaLa strada che conduce al «Plot campana»: qui trent’anni fa è stata individuata la fonte «miracolosa»

Anche a Saviore, naturalmente con modalità meno dispendiose che a Ponte di Legno, dove hanno pensato a un mega intervento che, tra progettazione, costruzione e gestione costerà oltre 110 milioni di euro in trent’anni, si nutre l’ambizione di aggiungere al toponimo del paese la scritta terme.

Infatti, nel borgo della Valsaviore in queste ultime settimane è tornata prepotentemente al centro dell’attenzione la questione della fonte di acqua scoperta casualmente in località Gas nei primi anni Settanta del secolo scorso durante i lavori per la realizzazione della strada che conduce al «Plot campana», un luogo nel quale sono conservati reperti archeologici risalenti presumibilmente all’età del Ferro.

OLTRE TRENT’ANNI fa la piccola fonte è stata indagata dal professor Pierluigi Vercesi, eminente geologo dell’Università di Pavia, il quale accertò che l’acqua saliva in superficie da una profondità presunta di circa un chilometro e che aveva le stesse proprietà di quella assai rinomata di Comano, in Trentino, ritenuta l’unica in Italia adatta per la cura della psoriasi, una delle malattie della pelle più diffuse e tra le più difficili da curare efficacemente. Una notizia bomba.

Ma per un lungo periodo di tempo l’interesse per la fonte andò scemando. Fino a quando, pochi anni fa, l’amministrazione comunale di Saviore incaricò un altro esperto di valutarne le potenzialità per un eventuale sfruttamento a scopi terapeutici. «Un docente dell’Università Bicocca di Milano - spiega Italo Bigioli, leader dell’associazione Amici della Natura di Saviore - ha posizionato nel terreno dei sensori di rame e grazie ai dati ottenuti ha potuto confermare che pochi metri sotto la superficie scorrono all’incirca 20 litri al secondo di acqua a una temperatura di 21 gradi centigradi. Acqua che proviene dalle viscere del Monte Marser e che per trascinamento porta con sé dei minerali sicuramente benefici dal punto di vista di eventuali cure termali».

Quindi, dopo un lungo letargo, l’interesse per la potenziale fonte «miracolosa» si è risvegliato. E già a Saviore in molti coltivano il sogno di fare concorrenza (su un piano diverso, più locale) ai più rinomati centri termali italiani e dei dintorni.

«OVVIAMENTE prima di buttarci a capofitto in un’avventura così impegnativa - chiarisce il leader dell’associazione ambientalista che agisce in sinergia con la municipalità - bisognerà rifare tutte le analisi, e solo dopo aver accertato che l’acqua effettivamente ha tutte le proprietà curative individuate nella precedente indagine, dare il via all’operazione terme. Sottomano abbiamo davvero una prospettiva interessante, che potrebbe contribuire a rilanciare la nostra vallata, e che potrebbe operare in sinergia con la casa di riposo che i Comuni di Cevo e Saviore hanno intenzione di realizzare proprio lungo l’asse in cui scorre questa vena d’acqua».

Pioggia sul bagnato, insomma, che per una volta non è sinonimo di occasione doppiamente perduta, ma di una doppia opportunità da sfruttare.

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