Dai barconi alla falegnameria:
l’integrazione passa dal lavoro

di Luciano Ranzanici
I tre giovani senegalesi con l’esperto falegname Edoardo Calvetti
I tre giovani senegalesi con l’esperto falegname Edoardo Calvetti
I tre giovani senegalesi con l’esperto falegname Edoardo Calvetti
I tre giovani senegalesi con l’esperto falegname Edoardo Calvetti

Lui è un falegname, ebanista e intarsiatore che ha esposto in mostre e rassegne i propri lavori; loro sono tre giovani senegalesi accolti in Valcamonica dopo essere approdati a Lampedusa, via Libia, un anno e quattro mesi fa. I ragazzi, che hanno tra i 24 e i 30 anni, fanno riferimento alla cooperativa sociale K-pax di Breno presieduta da Carlo Cominelli e risiedono a Capodiponte, Braone e Ceto. E proprio dall’accordo tra la onlus e l’artigiano di Capo di Ponte, è nata una collaborazione (che potrebbe avere anche futuri sbocchi) sfociata poi in una perfetta integrazione lavorativa e non solo.

Edoardo Calvetti, artigiano eclettico e autentica personalità nel settore, ha messo alla prova, anche se per un periodo limitato, i tre giovani nel suo laboratorio di via Colombera. Ottenuta una commessa dalla stessa cooperativa che gestisce l’Hotel Giardino a Breno, il falegname originario di Loveno (tiene tantissimo al suo paese natale) ha accompagnato il trio di volonterosi ragazzi nella realizzazione di tavolini e mensole.

«LA TIPOLOGIA della mia falegnameria è propria delle lavorazioni in uso negli anni Cinquanta e Sessanta, quando si realizzavano tavoli senza i chiodi: dalle assi al prodotto finito, insomma. Educando i ragazzi al lavoro e a sistemi ai quali non sono abituati, ho cercato di insegnare e far capire loro una certa tempistica, anche per quello che sarà il futuro che li attende. Insomma, mi piace poter dire che non ho messo a disposizione il pane, ma la terra da coltivare e l’aratro».

I giovani senegalesi stanno esaurendo il mese che K-pax ed Edoardo Calvetti avevano concordato per portare a termine la commessa. E anche se hanno ancora qualche difficoltà a farsi capire per il loro italiano traballante (al mattino raggiungono Edolo per perfezionare la nostra lingua), l’eloquente gesto con il pollice alzato la dice lunga sul loro gradimento nei confronti del loro datore di lavoro e più in generale della cooperativa che li assiste.

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