Dopo il rogo la tromba d’aria Campolaro è un ferito grave

di Claudia Venturelli
Alberi devastati dal vento a CampolaroLa strada per Bazena danneggiata dal maltempo
Alberi devastati dal vento a CampolaroLa strada per Bazena danneggiata dal maltempo
Alberi devastati dal vento a CampolaroLa strada per Bazena danneggiata dal maltempo
Alberi devastati dal vento a CampolaroLa strada per Bazena danneggiata dal maltempo

Per fermare chi, incurante del divieto e dei new jersey di cemento, si dirigeva verso Bazena lungo la strada diventata un cimitero degli alberi, la Provincia è stata costretta a riversare a terra un mucchio di terra. Oltre Campolaro la strada rimarrà chiusa per tutto l’inverno, perchè non ci sono le condizioni di sicurezza per il transito: sotto il peso della neve, i tronchi a terra scivoleranno verso valle, e la provinciale che attraversa il bosco, ferita in più punti, col gelo subirà nuovi danni. Non c’è davvero pace per questa località biennese che guarda verso il Crocedomini: due anni fa il devastante incendio doloso, un mese fa la tromba d’aria. Oggi Campolaro non è più la stessa. Oltre il piccolo centro abitato solo d’estate si apre un varco: in alto i fusti attaccati dal fuoco che tra i rami secchi lasciano intravedere il cielo, sotto quelli sterminati dal vento che nella notte del 29 ottobre qui ha soffiato a 100 all’ora. Il cartello che indica la chiusura del collegamento per Bazena è l’annuncio del cimitero degli alberi. I pochi rimasti in piedi sono tutti larici, dalle radici più forti e lunghe; per il resto monconi e zolle di terra strappate al bosco voluto negli anni ’30 a tutela del versante valanghivo. «IL BOSCO è completamente distrutto - spiega Giambattista Sangalli, direttore del settore Foreste della Comunità montana -. Diciamo però che non bisogna farsi prendere dal panico: una certa quota di alberi è rimasta e da questi e da quelli giovani che c’erano e sono rimasti si ripartirà per farlo rinascere». Verrà attuato qui uno dei primi interventi che seguiranno lo stanziamento dei fondi da parte della Regione. Il Pirellone ha costituito un tavolo tecnico che dovrà farsi carico della gestione del post emergenza, tra soldi da distribuire e lavori da fare: «Noi abbiamo fondate speranze di aver accesso a una prima tranche di finanziamenti per il pronto intervento - continua Sangalli -. È ovvio che sarà solo il primo step, il lavoro da fare è ingente, per cui sul bilancio 2019 della Regione, nonché sulle misure del Piano di sviluppo rurale, ci attendiamo arrivino risorse ancora più importanti». Oltre al rischio idrogeologico e a un panorama che per i prossimi cinquant’anni non sarà più lo stesso, su questo bosco incombono le malattie. Tutto il legname a terra rischia di raddoppiare i danni: «Il problema di fondo - chiude il funzionario - è che in determinate zone le piante a terra diventano l’habitat per una serie di parassiti, in particolare per il bostrico, che sicuramente nei prossimi anni prolifererà su questo materiale e andrà a colonizzare anche gli esemplari intorno ancora sani, per cui ci attendiamo che i danni indotti siano altrettanto importanti». •

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