Graftech, un passaggio di mano
riaccende i timori ambientali

di Lino Febbrari
Lo stabilimento «Graftech» di Malonno
Lo stabilimento «Graftech» di Malonno
Lo stabilimento «Graftech» di Malonno
Lo stabilimento «Graftech» di Malonno

L’eredità di un passato pesante e i timori per il futuro sono motivi più che sufficienti per guardare con sorpresa e preoccupazione, a Malonno e nella dirimpettaia Berzo Demo, al recente passaggio di proprietà della «Graftech» di Forno Allione, l’azienda che a metà degli anni ’90 ha raccolto l’eredità dell’Ucar Carbon; una realtà con a libro paga una trentina di dipendenti che si occupano della realizzazione di pezzi speciali in grafite.

Con una lettera inviata all’inizio di ottobre a fornitori e clienti, Luca Mottironi, il responsabile dell’unità produttiva (collocata per poche decine di metri nel territorio di Malonno), ha comunicato la cessione delle quote azionarie da parte della casa madre svizzera, a sua volta controllata al 100% da una multinazionale statunitense che fattura 300 miliardi di dollari, alla Advanced graphite materials Italy, una società a responsabilità limitata con un capitale sociale di appena 10mila euro.

IL NUOVO cambio di casacca della Graftech (in una lettera diffusa in queste ultime ore un comitato locale non esita a definirlo un gioco di scatole cinesi) viene spiegato dai vertici italiani della multinazionale come una semplice cessione di ramo d’azienda. «A livello globale Graftech international ha ritenuto di concentrare il proprio core business soltanto sugli elettrodi - spiega al telefono il procuratore generale della società Antonio Piacquadio -. Ha quindi ceduto a terzi i rami aziendali ritenuti non più centrali per il proprio sviluppo, e fra questi le specialità dello stabilimento di Malonno, fra i più brillanti nella produzione e nella lavorazione della grafite speciale, che è stato acquisito dall’Agm, anche questa una società americana riconducibile alla famiglia Reineke».

«Tuttavia Graftech Italia - aggiunge il manager - è presente ancora per la commercializzazione degli elettrodi per le acciaierie, settore nel quale, ripeto, ci siamo voluti concentrare, perché in particolare nella nostra penisola il mercato dell’acciaio è molto interessante e con notevoli potenzialità di sviluppo a breve termine».

Quindi nessuna fuga dalla Valcamonica come affermano alcune indiscrezioni? «Assolutamente no. Come ho spiegato la scelta è stata a livello globale e Graftech continuerà a operare - afferma Piacquadio -. Per quanto riguarda la commercializzazione dei nostri prodotti e la gestione delle proprietà, quelle per intenderci che non rientrano nel comparto della grafite speciale, come il sito di Malonno, siamo tuttora presenti. Per cui tutte le altre strutture e aree di Forno Allione restano in capo a Graftech international e nella fattispecie a Graftech spa».

Pare insomma di capire che l’eventuale bonifica e messa in sicurezza della famigerata «collina dei veleni» (la discarica alle spalle del sito industriale nella quale per decenni sono state riversate enormi quantità di materiali pericolosi), se mai dovessero aver luogo, come più volte prospettato dal sindaco di Berzo Demo Gian Battista Bernardi, competeranno esclusivamente alla multinazionale statunitense.

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