Gregge e «social» per il più giovane pastore

di Claudia Venturelli
Valentino Lanzetti, un pastore 18enne di Ceto, col suo gregge
Valentino Lanzetti, un pastore 18enne di Ceto, col suo gregge
Valentino Lanzetti, un pastore 18enne di Ceto, col suo gregge
Valentino Lanzetti, un pastore 18enne di Ceto, col suo gregge

Uno sguardo al gregge e uno al cellulare. Valentino Lanzetti è un giovanissimo pastore «social»; il più giovane della Valcamonica con i suoi 18 anni. Da cinque gestisce 400 pecore vivendo una grande passione: l’unica spiegazione per la scelta di un lavoro che richiede fatica e sacrifici.

Lui ha il sorriso stampato in volto: dal suo sguardo si capisce che non vorrebbe fare altro nella vita. Ci ha provato, si è anche iscritto alle superiori, corso per meccanico a Edolo, ma dopo un mese era già pentito, ha chiuso i libri ed è tornato a casa.

LÌ DOVE ha capito cosa voleva fare nella vita: il papà, un muratore che nei ritagli di tempo lo aiuta, aveva una cinquantina di capi e lui già alle elementari non vedeva l’ora di tornare a casa per vederli. Ce l’ha nel sangue questo mestiere.

«Ti dà un sacco di soddisfazioni - racconta -, prima fra tutte la possibilità di star sempre all’aria aperta». La sua base è a Nadro di Ceto, ma la sua casa è la Valcamonica intera e con la transumanza la percorre quasi tutta, fino in Mortirolo dove passa l’estate. Segue il corso dell’Oglio, fa attenzione ai campi seminati, ai prati in cui cresce l’erba che verrà falciata e ai divieti, tanti, che incontra; come quelli sulla ciclabile, off limits per il suo gregge. Nonostante tutto della sua vita piena di sacrifici non cambierebbe nulla: «Se tornassi indietro rifarei tutto, preferisco due giorni qui che mezz’ora a scuola».

Gli amici? «Riesco a coltivare alcune amicizie, anche se esco poco. La giornata inizia la mattina all’alba e finisce dopo le dieci». Sette giorni su sette, questo impegno non conosce riposi. Valentino non ha mai visto il mare - «non resisterei più di due ore» -; lui ama la montagna, la natura, stare all’aria aperta. Alcune notti le passa all’addiaccio per curare il suo gregge, altre torna a casa ma ogni due ore si alza e torna a controllare che sia tutto a posto, anche se i suoi compagni di viaggio, tre cani da pastore, sono dei veri aiutanti. Un ritmo lento, scandito dal passo del gregge. Lui va alla stessa velocità, tranne quando decide di tirare fuori il cellulare e entrare nel suo profilo Facebook.

È un pastore social che ha il privilegio di decidere quando connettersi col mondo e quando isolarsi: «Tra qualche giorno parto - aggiunge - faccio qualche tappa, poi mi fermo a pascolare dalle parti di Corteno Golgi, sul monte Padrio. L’ultimo tratto mi porterà in Mortirolo dove passeremo l’estate in malga».

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