Il cuore camuno batte in Ghana Oggi parte la missione più ricca

di Giuliano Ganassi
Camuni e ghanesi al lavoro nella missione di Abor
Camuni e ghanesi al lavoro nella missione di Abor
Camuni e ghanesi al lavoro nella missione di Abor
Camuni e ghanesi al lavoro nella missione di Abor

È certamente la più «ricca» di una lunga serie la spedizione che oggi partirà dalla Valcamonica per raggiungere la missione di Abor, nel Ghana: il gemellaggio solidale che unisce da 25 anni Angolo Terme alla missione comboniana fondata da padre Berto Zeziola si è sempre più allargato coinvolgendo nel tempo altri paesi della valle. DA OGGI saranno 30 i camuni che voleranno in Africa a varie riprese per realizzare una scuola/asilo e rimettere in piedi il centro polifunzionale del villaggio dei bambini di Abor, distrutto lo scorso anno da un nubifragio. La novità più rilevante della spedizione 2018 è l’età media, notevolmente più bassa rispetto agli anni scorsi. Sono diversi infatti i giovani impegnati per la prima volta in questa esperienza, ed è speciale la presenza di Amadio, veterano dei viaggi in Ghana, e della nipote Jessica. Lo scorso anno la spedizione era stata rattristata dalla morte di Giovanni Ferrari; uno dei componenti del gruppo. Un incidente sul lavoro aveva cancellato Giovanni dall’elenco delle persone pronte a costruire un asilo nel villaggio di Tsakpodzi. Stavolta, a due anni dall’inaugurazione il gruppo tornerà a Yokutikpo, altro piccolo villaggio della missione, per intitolare a Ferrari la scuola realizzata col suo aiuto nel 2016. Nel gruppo è presente anche Denis Ferrari, già impegnato in Africa, che non ha voluto mancare alla dedica al padre. Oggi partiranno 14 volontari, Christian si fermerà due mesi nella missione; Bortolo, Francesca, Giacomina, Ivonne, Tersilio ed Enrico resteranno un mese mentre la permanenza di Lucia, Agostino, Denis, Roberto, Giuseppe, Mario e Margherita sarà limitata a due settimane. Il primo gruppo riuscirà a lavorare nei due cantieri programmati mentre il secondo, a causa del poco tempo disponibile, sarà impegnato nella realizzazione di un centro polifunzionale nel villaggio di Mepe Kpekpo. Al rientro di una parte del gruppo ci sarà il passaggio di testimone con Roberta, Lucia, Elisa, Marino, Maria Ludovica, Amadio, Michela, Fabio, Ezio, Giancarlo, Domenica, Alessia, Renato, Giordano, Aldo, Anna e Jessica, che andranno direttamente ad Abor per ricostruire l’edificio polifunzionale di «In my Father house». La loro permanenza nella missione comboniana sarà di quindici giorni. In cartellone anche l’intitolazione dell’asilo costruito lo scorso anno nel villaggio di Tsakpodzi al benefattore di Gianico Battista Fiorini: un alpino molto legato a Enrico Mondini, una delle anime di questo gemellaggio, che alla sua morte ha espresso la volontà di fare una donazione per i bambini della missione. Al loro arrivo in Africa i volontari troveranno Silvana, una volontaria di Angolo Terme, e con le un neonato affidato alla struttura che attualmente accoglie un’ottantina di bambini in stato di necessità. L’Sos lanciato da padre Peppino ha permesso a Silvana, grazie alla generosità di alcuni concittadini, di raccogliere in poche ore un quantitativo di latte in polvere che dovrebbe bastare per circa sette mesi. •

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