Il mega tricolore sull’Adamello
nel mirino del Museo di Temù

di Lino Febbrari
L’«Ippopotamo», al secolo il cannone 149G, giace a Cresta Croce
L’«Ippopotamo», al secolo il cannone 149G, giace a Cresta Croce
L’«Ippopotamo», al secolo il cannone 149G, giace a Cresta Croce
L’«Ippopotamo», al secolo il cannone 149G, giace a Cresta Croce

Cade in questi giorni l’anniversario dell’arrivo, 101 anni fa, sul massiccio dell’Adamello del cannone 149G, meglio conosciuto come «Ippopotamo» per il suo peso complessivo di oltre 60 quintali. Il pezzo d’artiglieria partì da Temù il 9 febbraio del 1916 e fu trainato lungo tutta la val d’Avio fino a malga Caldea; poi una volta scomposto in tante parti (la sola canna pesava 33 quintali) trascinato su slitte fino al rifugio Garibaldi da centinaia di alpini e operai militari, 39 dei quali rimasero uccisi l’8 marzo sotto una valanga che seppellì una baracca dove stavano riposando. Una fatica immane che però permise agli italiani di armare un cannone dalla gittata micidiale

IL 23 APRILE, giorno di Pasqua, il cannone venne posizionato a passo Venerocolo e qualche giorno dopo sparò i primi colpi durante la seconda azione avviata dal Comando italiano per la conquista dei ghiacciai. «Per un anno rimase in quella postazione - ricorda Walter Belotti, presidente del Museo della Guerra Bianca in Adamello di Temù - e un anno dopo venne spostato a Cresta Croce».

L’epico traino del cannone rappresenta uno dei simboli della prima guerra mondiale; così come l’Adamello. Che il prossimo anno in occasione del centenario della fine del conflitto l’associazione «Impronta camuna» vorrebbe trasformare nell’altare degli alpini, stendendo sulle sue rocce un gigantesco tricolore lungo più di un chilometro.

Il progetto è stato presentato ufficialmente dal presidente Roberto Bontempi lo scorso mese di dicembre nella sala consiliare del municipio di Edolo. Il direttivo del museo di Temù non condivide assolutamente l’iniziativa, ritenendola più mediatica che rivolta a ricordare tutti i caduti.

«IL NOSTRO pensiero al riguardo l’abbiamo già espresso durante alcuni incontri culturali e anche con delle lettere pubblicate da riviste e quotidiani - puntualizza il presidente Belotti - . Abbiamo suggerito, e l’avevamo fatto prima che emergesse questa proposta, che a ricordare quei lontani avvenimenti non doveva essere la celebrazione di una vittoria, perché non vincemmo nulla se non la perdita di 650mila militari italiani e di nove milioni in tutto il mondo. Quindi - conclude lo studioso - proponiamo di coinvolgere anche gli austriaci, fissando un incontro sui passi dello Stelvio e del Tonale, che allora dividevano il Regno d’Italia dall’Impero austro-ungarico, dove sventolare insieme il tricolore e la bandiera austriaca, per celebrare la pace, che a nostro modo di vedere è la cosa più importante».

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