Il sindaco: «Sarei molto felice
di celebrare matrimoni gay»

di Luciano Ranzanici
Il sindaco Gabriele Prandini
Il sindaco Gabriele Prandini
Il sindaco Gabriele Prandini
Il sindaco Gabriele Prandini

«Credo che non sia corretto, neppure dal punto di vista della Costituzione che a questo proposito afferma secondo me altre cose, costringere i sindaci a trattare due persone come cittadini di serie B non permettendo loro di celebrare un vero e proprio matrimonio».

Questo appena citato è il passaggio finale della lettera aperta che il sindaco di Braone, Gabriele Prandini, ha deciso di rendere pubblica indirizzandola in contemporanea come risposta a ProVita, una associazione che promuove in modo a dir poco tenace la famiglia cosiddetta tradizionale e che si era rivolta anche a questo primo cittadino attraverso una richiesta del proprio presidente, Toni Brandi.

IL TEMA è quello delle unioni omosessuali, e ProVita ha chiesto a Prandini la disponibilità, già condivisa da «tanti primi cittadini - è la convinzione di questo gruppo -, di portare alla Camera dei deputati la possibilità di obiezione di coscienza contro la celebrazione, registrazione e trascrizione delle unioni civili omosessuali».

La replica? Citando gli articoli 2 e 29 della Legge fondamentale in materia di diritti inviolabili dell’uomo e di diritti della famiglia riconosciuti dalla Repubblica, il primo cittadino di Braone afferma che «la nostra Costituzione sarebbe pienamente rispettata con l’introduzione nel nostro ordinamento del matrimonio completamente egualitario. Sto pensando quando toccherà a me celebrare una unione civile, e mi sto immaginando la profonda tristezza che avrò nel cuore per non poter parlare di un matrimonio, facendomi complice di questa enorme ingiustizia sociale».

Ampliando il discorso, Prandini si augura che la sua posizione possa essere condivisa da altri suoi colleghi, perchè «credo sia più corrispondente alla nostra Costituzione consentire piuttosto ai sindaci la possibilità di una obiezione di coscienza di fronte all’obbligo di discriminante di trascrivere unioni anziché celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso». Lui stesso afferma provocatoriamente che di fronte a una richiesta di una coppia gay sarebbe pronto a pronunciare sia la parola unione, sia la parola matrimonio, e poi non usa mezzi termini quando diffida ProVita «ad agire a nome mio e per conto dei “sindaci italiani” », definendo «fantomatica» la campagna che vorrebbe portare in Parlamento la richiesta di istituire l’obiezione civile per i primi cittadini e gli ufficiali di Stato che non intendono registrare o celebrare le unioni civili: «I sindaci non sono dalla vostra parte, ed eventualmente lo è solamente una piccola minoranza di amministratori».

CONCLUDENDO, il primo cittadino di Braone si dice «sinceramente preoccupato per la situazione italiana riguardo alla percezione del tema dell’omosessualità: una piccola minoranza, ma tanto rumorosa, del nostro Paese è ciecamente influenzata dalla parte più radicale della chiesa, che vede nell’omosessualità qualcosa di tanto negativo da combattere con ogni mezzo; anche se questo comporta l’annientamento dei diritti più basilari della persona».

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