L’acqua di casa è sotto la lente

Una   delle vasche di accumulo dell’acquedotto di Artogne
Una delle vasche di accumulo dell’acquedotto di Artogne
Una   delle vasche di accumulo dell’acquedotto di Artogne
Una delle vasche di accumulo dell’acquedotto di Artogne

La lunga siccità sommata alle gelate si è fatta sentire sulla rete idrica di Artogne. Il Comune è stato costretto a intervenire rifornendo le vasche di accumulo in un modo imprevisto, e per evitare guai, nei giorni scorsi la sindaca Barbara Bonicelli ha emesso un’ordinanza nella quale si invita alla bollitura a fronte di un uso alimentare dell’acqua che sgorga dai rubinetti del capoluogo.

Una mossa precauzionale, legata al fatto che si è verificata «una notevole diminuzione della portata delle sorgenti che alimentano l’acquedotto comunale - si legge sul volantino fatto affiggere in paese - col conseguente inserimento di acque superficiali». La gente ha subito notato la mancanza di riferimenti ad alcun controllo di potabilità effettuato dall’Ats, e c’è chi si è chiesto da dove arrivasse la materia prima.

Il primo cittadino spiega che si tratta di captazioni al di sotto di Montecampione, lungo il torrente Valle, che vengono convogliate in vasca in località Centrale. E le analisi batteriologiche? Ieri sono stati effettuati i prelievi del caso, e «a responso acquisito - aggiunge Bonicelli - si potrà decidere se confermare o revocare l’ordinanza, assunta a titolo precauzionale e per la garanzia dei cittadini».

In caso di ulteriore siccità e carenza d’acqua, dal Comune non si esclude che si possa anche attuare la convenzione urbanistica del 1989 che impegnava la società che al tempo operava nel villaggio turistico di Montecampione, vale a dire Alpiaz, a «fornire al Comune di Artogne, dietro richiesta scritta di quest’ultimo, acqua potabile per esclusivi usi residenziali fino alla misura del 50% della portata delle varie prese di captazione». D.BEN.

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