Quattro passi
nell’inferno
della Val Malga

di Lino Febbrari
Mezzi e operai sono riusciti soltanto ieri a raggiungere il rifugio
Mezzi e operai sono riusciti soltanto ieri a raggiungere il rifugio
Mezzi e operai sono riusciti soltanto ieri a raggiungere il rifugio
Mezzi e operai sono riusciti soltanto ieri a raggiungere il rifugio

Dopo cinque settimane di duro lavoro i boscaioli del Consorzio forestale dell’Alta Vallecamonica (la sede operativa è a Edolo), dopo avere liberato chilometri di strada dalle migliaia di piante abbattute dalla tromba d’aria di fine ottobre, ieri sono riusciti a raggiungere il rifugio Malga Premassone, in Val Malga di Sonico. Un’operazione difficile, resa ancora più complicata dal freddo pungente e dalle neve caduta in questi ultimi giorni. «Li ringrazio perché hanno davvero operato in condizioni climatiche estreme - afferma il sindaco Gian Battista Pasquini, ieri impegnato in zona in un sopralluogo - A Premassone 30 centimetri di neve e oggi una temperatura di meno 12 gradi. L’ultimo varco è stato aperto, abbiamo constatato che il rifugio, a parte un comignolo crollato, non ha subito seri danni, e ora non dobbiamo fare altro che attendere la primavera per iniziare il recupero del legname».

INOLTRANDOSI nel bosco che pare avere subito un pesante bombardamento a tappeto, ieri mattina Pasquini si è reso conto che la devastazione è assai più grave di quella che gli era apparsa nell’immediatezza del disastro sorvolando in elicottero. «Dall’alto non immaginavo una situazione così drammatica - confessa - Stringe il cuore vedere da vicino tutti questi abeti a terra». I tecnici forestali parlano di almeno cinquanta mila alberi per un volume di 35mila metri cubi, distribuiti su una superficie di 120-130 ettari. «Un disastro inimmaginabile, che tutti quanti, istituzioni in primis, dobbiamo cercare di affrontare con forza per far rinascere questo territorio pesantemente ferito». Gli interventi necessari al recupero del materiale abbattuto e al ripristino dell’area sono difficoltosi e onerosi per la morfologia della vallata. In più il prezzo del legname (di ottima qualità in questa zona) in poche settimane è sceso notevolmente a causa dell’enorme quantità di materiale disponibile lungo tutto l’arco alpino dopo la sferzata inferta dal maltempo: le segherie indugiano e per acquistare i tronchi aspettano che i prezzi scendano ancora.

«SONO CONDIZIONI che si stanno verificando e che purtroppo ci penalizzano. Speriamo almeno di avere un ritorno economico con il legname più pregiato, per andare in pari con le spese che stiamo affrontando - dice Pasquini - Per il resto dobbiamo credere che ci siano tutte le provvidenze promesse attraverso il Psr e lo stato di calamità naturale che è stato dichiarato dalla Regione». In Val Malga il tornado ha devastato una foresta di pregio provocando danni stimati in più di un milione e ottocento mila euro. Per veder rinascere il bosco com’era ci vorranno almeno 60 anni di attesa. Così come serviranno diversi mesi per il recupero del materiale e molti anni per la messa in sicurezza del territorio sotto l’aspetto idrogeologico. Il lungo lavoro di ripristino è appena cominciato. Sperando che fenomeno di tale violenza non tornino a flagellare la Vallecamonica e le sue foreste.

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