Resistenza in Valsaviore Il Museo nato a fatica ha orari troppo ridotti

di L.RAN.
La sedia su cui venne fucilato Francesco Scolari
La sedia su cui venne fucilato Francesco Scolari
La sedia su cui venne fucilato Francesco Scolari
La sedia su cui venne fucilato Francesco Scolari

La strada che ha portato al risultato finale è stata segnata da tante incomprensioni, ma finalmente, da qualche settimana il nuovo Museo della Resistenza di Valsaviore è una realtà che arricchisce Cevo. Voluta dall’Anpi di Valsaviore e realizzata dal Comune (il sindaco Silvio Citroni è stato tra i principali sostenitori con l’ex Lodovico Scolari) sul progetto del museologo, storico e ricercatore Carlo Simoni, la raccolta documentale, fotografica, oggettistica e di testimonianze trova posto al primo piano dell’ex elementare «3 Luglio 1944». Aperto lo scorso 3 Luglio, nel 76esimo anniversario dell’incendio del paese, è già stato la meta di numerosissime visite, soprattutto di turisti: gran parte dei contenuti sono legati all’attacco fascista culminato col rogo del ’44, ed è un peccato che in attesa di un’organizzazione definitiva gli spazi espositivi siano stati aperti solo nel periodo di Ferragosto, e poi ogni domenica dalle 14,30 alle 18,30. NONOSTANTE le frizioni su criteri di gestione, tempi e competenze che hanno provocato anche tensioni fra l’Anpi Comune, su indicazione di Carlo Simoni il consiglio direttivo ha predisposto un percorso espositivo che ricostruisce efficacemente le vicende locali della guerra di Liberazione. Fra le testimonianze materiali presenti una citazione la merita la sedia sulla quale i fascisti torturarono e poi fucilarono il diciottenne Francesco Scolari, insieme alla pistola del partigiano Giovanni Scolari, «Burdì», cugino del giovane assassinato. Il percorso museale deve ancora essere completato (sono tantissimi i documenti e i reperti ancora disponibili messi a disposizione dalle famiglie cevesi) ma offre comunque un quadro esauriente di ciò che successe quel 3 luglio e nei giorni successivi anche grazie alle videointerviste ai pochi testimoni ancora viventi, ai tabelloni e ai filmati d’epoca proiettati in continuo. Visitandolo viene spontaneo chiedersi perché non pensare a una raccolta che parli dell’intera Resistenza valligiana, acquisendo il tantissimo materiale presente fra il Mortirolo e il Sebino, magari con Anpi e Fiamme verdi.

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