Riemerge la Darfo medievale

La lastra-copertura della tomba
La lastra-copertura della tomba
La lastra-copertura della tomba
La lastra-copertura della tomba

I disagi subìti negli ultimi giorni dai cittadini di Corna di Darfo, costretti a code e modifiche continue alla viabilità per i lavori di sistemazione della rete fognaria lungo via Ghislandi, via Saletti e corso Lepetit, sono stati in parte ripagati. Non solo perchè permetteranno di eliminare gli scarichi a fiume salvaguardando l’ambiente, ma anche perchè gli scavi che hanno attraversato nelle ultime ore corso Lepetit hanno riportato alla luce una tomba, probabilmente risalente al sesto secolo d.C. e di origine Longobarda.

Due pezzi rinvenuti dall’impresa che sta lavorando all’altezza dell’attraversamento della centralissima via e già verificati dalla Sovrintendenza ai beni archeologici, che ne ha confermato la storicità.

Uno è stato realizzato in pietra simona, l’altro, con incisa la lettera «F», deriva da un lastrone di verrucano lombardo; materiali affini ed entrambi presenti sul territorio della Valcamonica.

«Ritrovamenti di questo genere sono già avvenuti a Corna, nella zona ex Banzato un tempo sede della Italsider», spiega il vicesindaco Attilio Cristini. Contrariamente a quanto successo spesso in passato, i cantieri stanno procedendo nonostante la scoperta archeologica, e consentiranno a breve di restituire alla città una rete fognaria adeguata anche per la frazione di Corna, «con un investimento di più di trecentomila euro», ha sottolineato il sindaco Ezio Mondini.

Che aggiunge: «Se i lavori non hanno subìto uno stop è grazie alla collaborazione stretta messa in campo con la Sovrintendenza, che è sempre stata presente durante le operazioni. C’era anche quando è avvenuto il rinvenimento, ha fatto una valutazione e ha permesso lo spostamento».

I reperti sono stati trasferiti nell’antico cimitero di San Martino a Erbanno: «Solo così possiamo valorizzarli - ha chiuso Cristini -, magari con delle didascalie che spieghino il senso; la collocazione fisica e temporale dei resti».

Poi magari un giorno, quando si procederà con la valorizzazione dell’area «ex Banzato» teatro della scoperta, e che oggi appare come completamente abbandonata, «potremo immaginare un luogo diverso per la conservazione di tutta questa storia che ci appartiene e che va promossa». C.VEN.

Suggerimenti