Sigilli alla casa della mafia Ora è un bene del Comune

di D.BEN.

È una dimostrazione inquietante della presenza globale della criminalità organizzata, ma nello stesso tempo una notizia positiva per la comunità. Gli investimenti in immobili da parte di mafiosi, camorristi e delinquenti d’alta sfera vari non avvengono solamente nelle grandi città oppure al Sud, ma anche a Gianico. Qui esiste un appartamento collocato in uno stabile di via Caduti di Campelli, che l’autorità giudiziaria, con una sentenza della Corte d’Assise e d’Appello di Torino, ha sequestrato sottraendolo a un esponente della criminalità di origine genovese. Si tratta di un’abitazione su due piani parte di una villetta bifamiliare, per la quale l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la gestione dei beni sequestrati e confiscati ha chiesto il trasferimento al patrimonio indisponibile del Comune. Fin dal febbraio 2018 Gianico aveva manifestato interesse per l’acquisizione gratuita al proprio patrimonio di quell’immobile, e adesso c’è l’atto ufficiale varato dal consiglio comunale a fine luglio. La destinazione? Una decisione non è ancora stata presa, anche se il vicesindaco Mirco Pendoli non nasconde che gli piacerebbe andasse in uso al Centro antiviolenza di Darfo Boario. Una scelta che verrà concordata con i gruppi consiliari di maggioranza e minoranza e che si concretizzerà solo dopo che si sarà trovata una destinazione agli inquilini. L’appartamento è infatti occupato da una famiglia per la quale i Servizi sociali del Comune stanno cercando un nuovo alloggio, e il tutto potrebbe avvenire entro la fine dell’anno. Il valore dell’immobile, che non si potrà alienare, è stato calcolato in 212.430 euro, e secondo la legge il bene confiscato può essere gestito direttamente e gli utili vanno reinvestiti per finalità sociali oppure, sulla base di una convenzione, può essere assegnato in concessione gratuita a comunità, enti, associazioni e organizzazioni di volontariato. •

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