Veleni, il Tar ferma l’ex Selca
La falda deve essere protetta

di Lino Febbrari
L’esterno della ex Selca di Forno Allione come appare oggiUn’altra immagine del sito industriale abbandonato
L’esterno della ex Selca di Forno Allione come appare oggiUn’altra immagine del sito industriale abbandonato
L’esterno della ex Selca di Forno Allione come appare oggiUn’altra immagine del sito industriale abbandonato
L’esterno della ex Selca di Forno Allione come appare oggiUn’altra immagine del sito industriale abbandonato

Alcuni giorni fa, lontano da Berzo Demo è stato scritto l’ennesimo capitolo della lunga vicenda «Selca». Dopo la pubblicazione delle motivazioni con le quali il Tribunale di Brescia ha assolto gli ex titolari dell’azienda dall’accusa di traffico internazionale di rifiuti pericolosi, mercoledì il Tar di Brescia ha respinto un ricorso del curatore fallimentare.

La richiesta puntava all’annullamento previa sospensiva dell’ordinanza del sindaco del 13 aprile relativa agli interventi urgenti di messa in sicurezza delle acque sotterranee del sito di Forno Allione: un passaggio fondamentale per evitare che la falda entri in contatto con i fluoruri rilasciati dall’enorme quantità di scorie depositate nei piazzali e nei capannoni. A questo punto Giacomo Ducoli dovrebbe rispettare l’ordine sindacale, oppure ricorrere al Consiglio di Stato. «Attenderemo i risvolti amministrativi e giudiziari prima di procedere - puntualizza il sindaco Giovan Battista Bernardi -. Certo è che i nostri rapporti col professionista sono improntati al dialogo, perché il nostro fine è quello di ritrovarci al più presto con l’area bonificata».

IN EFFETTI le trattative tra curatore e Comune sono serrate, e l’accordo tra le parti non sembra troppo distante. «Premesso che è difficile stabilire dove debba arrivare uno piuttosto che l’altro - conferma Bernardi -, stiamo lavorando da anni senza cercare lo scontro, con l’obiettivo di ripulire finalmente quel sito di oltre 55 mila metri quadrati per il quale, se non conservasse tutte quelle porcherie, potremmo magari pensare a un nuovo insediamento produttivo». E l’assoluzione degli ex titolari? Bernardi non entra nel merito, ma si augura che possa in qualche modo accelerare lo smaltimento delle scorie ancora giacenti a Forno Allione. «Non è mio compito e nemmeno intendo farlo commentare le decisioni della magistratura - osserva il primo cittadino -. Hanno ritenuto corretto quanto Selca faceva, ma oggi non sarebbe possibile immaginare una ripresa di quell’attività. Speriamo però che questa sentenza possa contribuire a velocizzare la bonifica».

Sul fatto poi che i fratelli Bettoni (e magari gli stessi ex dipendenti) possano in qualche modo pretendere il ristoro dei danni subiti, il sindaco si chiama subito fuori: «È un aspetto che dovranno considerare gli ex amministratori - afferma -, in questa vicenda il Comune di Berzo Demo ha figurato come parte civile; era doveroso farlo e lo rifaremmo. La rifusione dei danni eventualmente potranno richiederla agli enti che prima hanno concesso le autorizzazioni al trattamento delle scorie, per poi disporre il sequestro dei materiali e via dicendo».

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