Castagne, raccolta
al via tra
divieti e novità

di Alessandro Gatta
L’Altopiano di Cariadeghe con evidenziate in giallo le zone a raccolta libera e in rosso quelle vietateQualità alta in questa stagioneAutunno ricco e abbondante
L’Altopiano di Cariadeghe con evidenziate in giallo le zone a raccolta libera e in rosso quelle vietateQualità alta in questa stagioneAutunno ricco e abbondante
L’Altopiano di Cariadeghe con evidenziate in giallo le zone a raccolta libera e in rosso quelle vietateQualità alta in questa stagioneAutunno ricco e abbondante
L’Altopiano di Cariadeghe con evidenziate in giallo le zone a raccolta libera e in rosso quelle vietateQualità alta in questa stagioneAutunno ricco e abbondante

Polemiche d’autunno a Serle, in salsa di castagne: niente di clamoroso, diciamolo subito, ma non sono mancati i malumori in paese (e qualche post su Facebook) dopo l’ordinanza - pubblicata ormai da un paio di settimane - che vieta la raccolta dei marroni nei castagneti comunali che sono stati affidati in gestione ad aziende locali nell’ambito del Progetto Sativa, il piano di recupero pluriennale dell’altopiano di Cariadeghe. «LA SUPERFICIE forestale comunale classificata a castagneto è pari a circa 170 ettari - spiega il Comune in una nota, pubblicata proprio a seguito dei detti malumori - e l’ordinanza ne vieta la raccolta nelle selve tra Monte Predell e Breda, e nell’area Dos di Meder, per una superficie di 28 ettari». Calcolatrice alla mano, la raccolta è libera - quest’anno nel segno della qualità e dell’abbondanza - in oltre 140 ettari, l’equivalente di 1 milione e 400mila metri quadrati. E queste sono le zone migliori, suggerite proprio dagli uffici comunali (che hanno pure allegato una mappa): la zona sopra la frazione di Castello, sul Monte Rodondo e sul Monte Fratte quasi fino a Cocca e Zuzurle, la zona della pista di motocross. Le aree di divieto, continua la nota del municipio, «sono oggetto di un importante progetto, Sativa 2.0, che intende creare nuove opportunità per l’economia locale e la promozione del territorio». E ancora: «Il progetto avviato quest’anno mira a sviluppare un processo virtuoso che sappia condurre la comunità locale a un rilancio delle attività turistico-fruitive, puntando sia sulla promozione delle ricchezze naturalistiche dell’area, sia sull’attivazione di nuove filiere di prodotto - marroni e amarene in particolare - strettamente legate alla qualità e ai caratteri identitari del territorio». Il testo si chiude con un invito: «Sei aziende su sette, di quelle aggiudicatarie del bando, sono di cittadini serlesi. Venite a visitare le selve che gli agricoltori stanno recuperando, per comprendere l’importante lavoro che fanno». IL PROGETTO Sativa, acronimo di «Selvicoltura, ambiente e territorio: insieme valorizziamo l’altopiano», è entrato nel vivo da almeno un anno, a conclusione di una lunga fase organizzativa: nel gennaio scorso sono stati assegnati i primi 28 ettari di castagneti, appunto a sette aziende locali che li avranno in gestione per 20 anni. In queste settimane è in corso il primo raccolto, ma è soltanto l’inizio: tra gli obiettivi a lungo termine anche il recupero di aree abbandonate e l’incremento della biodiversità floristica, 200 nuovi innesti e altre 250 nuove piante. Sempre in ambito agricolo, in futuro si prevedono interventi di recupero sperimentale di colture tradizionali in collaborazione con l’Università della Montagna di Edolo (tra cui le amarene per produrre il Marenello, il leggendario liquore autoctono). Pace fatta? Domani sera la Trattoria Castello ospiterà l’evento «La castagna di Serle», organizzato da Slow Food con degustazione di prodotti locali, e ovviamente castagne (info su Facebook). • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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