Emodinamica, nuovo appello:
«Servizio vitale ed essenziale»

di Mila Rovatti
Gli spazi già individuati per il reparto di emodinamica
Gli spazi già individuati per il reparto di emodinamica
Gli spazi già individuati per il reparto di emodinamica
Gli spazi già individuati per il reparto di emodinamica

L’emodinamica per l’ospedale di Gavardo è una necessità urgente, sia per la sicurezza dei cittadini che per il prestigio del nosocomio.

Ne è più che convinto il dottor Gian Franco Pasini, direttore di cardiologia e unità coronarica, che da anni si batte perché il presidio venga dotato di questa struttura che garantirebbe ai pazienti tutta la tecnologia necessaria per essere curati in modo completo, senza essere costretti a pellegrinaggi, a volte pericolosi, negli ospedali cittadini.

NEL MESE di gennaio a Milano c’è stata un’udienza alla Commissione sanità con amministratori valsabbini e gardesani che hanno ricordato l’importanza di questo reparto, ma a dire il vero se ne parla da anni e ancora non ci sono segnali concreti. Eppure leggi e numeri sembrerebbero dare ragione agli amministratori: con una delibera del 2013, Regione Lombardia ha stabilito che il numero minimo di procedure di emodinamica ed elettrofisiologia (angioplastica e pacemaker) necessarie per l’attivazione del servizio non deve essere inferiore a 250 all’anno. Ebbene, a Gavardo, se si sommano i pacemaker impiantati in cardiologia e le procedure di angioplastica eseguite sui pazienti interni e su quelli provenienti dall’area di competenza ma trasportati in altri ospedali fuori azienda, si arriva a più di 350, cifra nettamente superiore al numero mimino previsto dalle norme a livello regionale.

IL SERVIZIO. Ma cos’è l’emodinamica? «L’emodinamica – spiega il dottor Pasini - è una branca della cardiologia grazie alla quale si effettuano procedure di diagnosi - coronarografia - e terapia - angioplastica - sul sistema cardiocircolatorio di tipo invasivo. Partendo da vasi periferici, con dei cateteri, possiamo arrivare all’interno del cuore, valutare e intervenire».

La tempestività dell’intervento, fondamentale, potrebbe salvare delle vite o comunque evitare molte complicanze. «L’Ospedale di Gavardo risponde ai bisogni di un ampio territorio che conta circa 130mila persone, che tra aprile e settembre, diventano anche 450mila. Attualmente, il paziente con urgenza cardiologica viene trasportato a Brescia o a Desenzano aggiungendo così altri 25-30 chilometri a quelli già percorsi per arrivare a Gavardo, con un ulteriore perdita di 40-50 preziosissimi minuti».

Gli spazi per il nuovo reparto sono già stati individuati, nel piano interrato del nuovo ospedale, ora si attendono notizie positive.

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