Gioco d’azzardo, ora il Comune ha in mano solo armi spuntate

di M.PAS.

In prima fila dall’inizio della campagna di contrasto, avviata nel 2014 con l’adesione al Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo, il Comune di Roè Volciano, con la sindaca Katia Vezzola che non ci sta, si è visto fermare nelle proprie operazioni di contrasto dal Tar. L’ENTE LOCALE aveva dato seguito ai progetti «La vita non è solo un gioco» e «Fuori dal gioco» proposti dai Servizi sociali della Comunità montana della Valsabbia (con finanziamenti regionali), e proprio a Roè era nato un gruppo di mutuo aiuto. Il Comune aveva infine istituzionalizzato il proprio impegno con una ordinanza anti slot che definiva fasce orarie in cui il gioco non era consentito: dalle 7.30 alle 9.30, dalle 12 alle 14 e dalle 19 alle 21. Ma le limitazioni non sono piaciute in particolare al gestore di una sala giochi che ha presentato un ricorso al Tar di Brescia. Ricorso accolto e ordinanza sindacale sospesa per «carenza di motivazione», ovvero perché secondo i giudici il volume d’affari della sala slot non sarebbe così elevato da giustificare limiti orari. «Posto che è difficile dimostrare che il giro d’affari è di poco conto, il nostro provvedimento aveva proprio un intento preventivo, per impedire che i già palesi casi di azzardo patologico dalle conseguenze tragiche, e che costano al Comune e alla collettività - commenta Vezzola - continuassero a crescere». I magistrati parlano di una presunta spesa di 300 euro pro capite, «contenuta rispetto ad altre situazioni rilevate in provincia», e di «un trend di aumento non comprovato». Ma affermano anche che non sussistono «indicazioni scientifiche sull’utilità delle scelte per la lotta alla ludopatia». PER NIENTE d’accordo il primo cittadino Katia Vezzola, che attende la definitiva sentenza di merito prevista per il 14 marzo. Certo è che se Roè Volciano non può provare che il gioco d’azzardo ha volumi che giustificano la riduzione dell’orario d’uso delle macchinette (anche se l’ente afferma che il numero di casi in carico ai Servizi sociali è significativo), non si capisce quali dati, quali numeri i magistrati abbiano come riferimento per un giudizio. •

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