Softair, Nuvolento forgia soltanto campioni

La squadra di softair di Nuvolento è in corsa per il titolo tricolore
La squadra di softair di Nuvolento è in corsa per il titolo tricolore
La squadra di softair di Nuvolento è in corsa per il titolo tricolore
La squadra di softair di Nuvolento è in corsa per il titolo tricolore

Qualcuno inorridisce di fronte a divise mimetiche e armi finte, altri fanno dell’ironia. Molti, semplicemente, si divertono giocando a una guerra incruenta. E a Nuvolento in particolare ci sanno fare, perchè i praticanti locali del softair sono dei campioni.

La squadra di casa, nata nel 2006 e battezzata «XI Legione Brixia», ha dominato il campionato lombardo della specialità pcs (combattimenti simulati a corto raggio), e adesso è pronta a disputare la finale nazionale che si svolgerà a Frosinone il prossimo 15 ottobre.

Ovviamente felice per il risultato, il presidente dell’associazione sportiva dilettantistica prova a spiegare come funziona questo gioco, che è una finzione ma non troppo dato che tutti gli elementi sono molto realistici: repliche di armi moderne oppure d’epoca, e combattenti che si infilano in forre, si nascondono nel bosco, assaltano casematte virtuali ma reali.

A Nuvolento, come spiega il consigliere delegato allo Sport Paolo Bianchini (altro praticante di questo gioco), gli oltre 40 appassionati hanno a disposizione tutta l’area collinare del territorio, diversi ettari che ogni domenica vedono sfide a colpi di...pallini in amido di mais. «L’essenziale nel softair - racconta Fabio Furnari, presidente del Nuvolento e vicepresidente del Coordinamento lombardo - è essere leali, il che significa dichiararsi colpiti quando effettivamente la palla di amido di granturco ti ha toccato. Gli immortali nel nostro mondo sono considerati i più sleali e se ci si accorge che fanno finta di nulla vengono allontanati dal gruppo».

Probabilmente questa disciplina basata sull’onestà «autocertificata» dei partecipanti è una delle ragioni per spiegare il fatto che il softair non è ancora diventato, praticamente in nessun Paese, uno sport vero e proprio, Ma è certamente diventato negli anni un fenomeno di costume di cui forse si parla poco perché «nascosto» in aree private o date in concessione (come nel caso di Nuvolento), in modo da non recare disturbo agli escursionisti e agli altri frequentatori della collina e della montagna. E neppure all’ambiente, dato che i pallini sono biodegradabili.

«Abbiamo formato un gruppo bellissimo - afferma Furnari - aperto a tutti e con maschi e femmine, anche se i primi sono prevedibilmente la maggioranza. I praticanti hanno un’età che spazia dai 16 ai 60 anni e arrivano anche da altri Paesi, con immigrati ucraini, albanesi, romeni e marocchini che si divertono insieme agli altri». C.CA.

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