Uccellatore
sorpreso con
sette reti

Una cinciarella morta nelle reti
Una cinciarella morta nelle reti
Una cinciarella morta nelle reti
Una cinciarella morta nelle reti

È ancora una volta la Valsabbia a occupare un posto da protagonista nell’affollata scena bresciana del bracconaggio. Ed è stata ancora una volta la polizia provinciale, attraverso il Nucleo ittico venatorio, a sottolinearlo con una operazione portata a termine in alta valle.

Poco prima della fine del 2016 gli agenti del Broletto avevano messo le mani su un uccellatore operativo nella località di Cerreto, e nei primi giorni del 2017 hanno fatto il bis sempre sul territorio comunale di Bagolino. Un bis importante, perchè questa volta il bracconiere valsabbino aveva deciso di intercettare il passo migratorio ancora piuttosto intenso delle cesene, richiestissime sul mercato nero dei richiami vivi, distribuendo in più punti tra la vegetazione ben sette reti da uccellagione per una lunghezza complessiva di settanta metri. E tanto per non lasciare niente di intentato, il bracconiere gestiva anche una decina di archetti.

Una volta individuata la lunga tesa, gli uomini del Nucleo ittico venatorio hanno organizzato un appostamento e hanno sorpreso e denunciato il trappolatore per il reato di uccellagione: nelle sue reti non c’erano cesene, ma due peppole e una cinciarella già uccise dal gelo e dall’immobilità forzata.

POCHI GIORNI prima dell’operazione di Bagolino, sempre la polizia provinciale aveva fatto centro in un luogo decisamente remoto del Bresciano: anche in questa occasione un appostamento aveva permesso di interrompere l’attività illegale di un bracconiere stavolta dotato di licenza di caccia: probabilmente anche in questo caso l’obiettivo erano le cesene, e l’uomo ha dovuto rispondere con una denuncia di due reti piazzate sul territorio comunale di Valvestino.

DAGLI STRUMENTI di cattura vietati alla violazione delle normative sulle armi per un episodio di illegalità scoperto nuovamente dalla Polizia Provinciale nelle ultime ore, stavolta a Pontoglio.

Gli agenti stavano effettuando il rilevamento gps di un appostamento fisso di caccia quando, allargando un po’ la ricognizione, si sono imbattuti in una rete. Non potendone attribuire la proprietà al capannista assente, l’hanno rimossa; ma subito dopo, controllando un vicino ricovero per gli attrezzi lasciato aperto, hanno individuato all’interno un fucile da caccia carico e abbandonato. È stato necessario un passaggio nella caserma dei carabinieri per risalire al proprietario attraverso il numero di matricola dell’arma: il titolare è stato poi denunciato per il reato di omessa custodia.

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