Dimissioni, conti e nuovi veleni: acque agitate alla Casa di riposo

di Edmondo Bertussi
La casa di riposo della Fondazione San Giovanni a Bovegno
La casa di riposo della Fondazione San Giovanni a Bovegno
La casa di riposo della Fondazione San Giovanni a Bovegno
La casa di riposo della Fondazione San Giovanni a Bovegno

Cosa succede alla casa di riposo della Fondazione San Giovanni di Bovegno? L’istituto, fondato nel 1606 grazie al lascito di Giovanni Brentana, è da sempre un punto di riferimento per la comunità, che l’ha sostenuto nel corso dei secoli con entusiasmo e generosità. Ecco perché in paese i travagli di questi giorni (uniti a quelli delle scorse settimane) hanno suscitato interrogativi e discussioni a non finire, mentre la minoranza consigliare di «Bovegno Domani», a firma del capogruppo Renzo Poli, ha già indirizzato un’interpellanza al primo cittadino Manolo Rossini. A FAR DETONARE la situazione, la notizia, resa pubblica alcuni giorni fa, delle dimissioni di tre consiglieri dei sette che compongono il cda che si è insediato giusto un anno fa e che è presieduto da Monica Tecla Raza, ormai al quarto mandato e già alla guida del consiglio prima del suo predecessore Gianbattista Facchini (2012-2017). Ad andarsene sono stati Angelo Porteri, Giampietro Gatti e Claudio Maggioni, dopo che due mesi fa li aveva preceduti Giorgio Martino Poli (subito rimpiazzato con Riccardo Gatta): quattro dimissioni in due mesi su sette consiglieri (oltre alla presidente, gli altri due sono il vice Costantino Rossetti ed Ester Marina Facchini). MA NON È TUTTO. A inizio giugno, prima che insieme i tre dimissionari rendessero pubblica la loro decisione, parlando di «profonde divergenze di gestione che avevano acuito un clima di disagio già poco sereno», c’era già stato un segnale che la situazione stava diventando incandescente: la prima interpellanza al sindaco firmata da Poli, nella quale si chiedeva conto di due questioni. Letteralmente: «Gravi problemi emersi e riferiti da ospiti e parenti con segnalazione di decadimento e peggioramento nei servizi di assistenza; richiesta di aumento delle rette di 3,5 euro al giorno pari a quasi 1.300 euro annui». Il sindaco intanto aveva a quel punto dato il via a un nuovo bando per la segnalazione dei nominativi in sostituzione dei tre dimissionari. Tra essi c’è Claudio Maggioni, esponente storico della Lega Nord, il partito che ha appoggiato in modo decisivo l’elezione del primo cittadino nelle ultime amministrative. All’inizio di questa settimana la minoranza con una nuova interpellanza ha chiesto al sindaco di sospendere il bando per le candidature alle sostituzioni in attesa di sollecite e chiare notizie. A ieri, conferma la minoranza, senza risposta formale: sulla questione si naviga al buio. Nel frattempo la presidente del consiglio di amministrazione, Monica Tecla Raza, ha risposto ai tre dimissionari accusandoli, in sintesi, di «assenteismo», mentre per quel che riguarda l’aumento delle rette ha parlato di una situazione dei conti deficitaria e di un «bilancio in rosso» lasciato in eredità dal consiglio presieduto da Facchini, rinfocolando una vecchia polemica. Facchini aveva già risposto seccamente, «lascio i conti a posto e la Fondazione in salute», all’indomani della sostituzione con una lettera di saluto e ringraziamento a tutti i cittadini. Dopo quattro mesi era seguita l’accesa polemica per l’interruzione dei rapporti con il direttore sanitario, motivata come esigenza di bilancio dalla presidente del Cda. Ora il resto, per una situazione che si fa sempre più ingarbugliata e spinosa. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Suggerimenti