«Dobbiamo
guadagnare in
competitività»

di Riccardo Bormioli
Franco Gussalli Beretta traccia un affresco su presente e futuro delle grandi infrastrutture
Franco Gussalli Beretta traccia un affresco su presente e futuro delle grandi infrastrutture
Franco Gussalli Beretta traccia un affresco su presente e futuro delle grandi infrastrutture
Franco Gussalli Beretta traccia un affresco su presente e futuro delle grandi infrastrutture

«Il boom degli anni sessanta e che ha fatto diventare il nostro paese l’ottava potenza economica dell’occidente, è frutto anche della scelta di investire sulle infrastrutture, su un sistema cioè che potesse garantire la competitività del nostro paese e delle sue imprese». Franco Beretta Ad dell’omonima fabbrica d’armi non ha dubbi: «per rendere competitive le nostre aziende serve un sistema infrastrutturale e logistico che possa farci entrare nel mondo globalizzato di oggi». Ecco perché l’autostrada della Valtrompia, ma non solo quella, diventa fondamentale. Si è perso fino ad oggi anche troppo tempo, «cinquantanni» ricorda, «perché molto spesso nel nostro paese non ci sono tempi certi e progetti certi». «Negli anni del boom c’erano persone che avevano una grande visione su cosa doveva diventare il nostro paese e quali sfide dovevano essere combattute. Persone così servirebbero anche oggi perché si avverte la necessità di una visione di insieme dentro un sistema paese cui raccordare le singole necessità locali». La Valtrompia, ma non solo la Valtrompia, hanno «un tessuto economico che reclama interventi per far crescere le nostre aziende. Nella nostra valle un tempo era la natura a fornire gli strumenti per la crescita: il ferro delle miniere e l’acqua per l’energia necessaria a lavorarlo. È successo proprio con la nostra azienda. Oggi serve altro». Il tema rimane quello della competitività: «l’industria 4.0 è stata una grande intuizione che va ben oltre la logica dell’ammodernamento degli impianti. Il mondo è diventato più grande, il che significa che serve più competitività. Questa è la vera sfida del futuro e questa sfida passa anche attraverso un sistema infrastrutturale che metta al servizio delle imprese una logistica adatta ai tempi. E un raccordo autostradale può aiutare la nostra valle e la nostra provincia». L’industria rimane il cuore delle riflessioni di Beretta: «qui c’è il prodotto, il manufatto. C’è qualcosa di concreto che deve andare sui mercati il più velocemente possibile e in modo quanto più efficiente. In fondo la Valtrompia è stata nella storia industriale di questo paese e ancora c’è voglia di investire nella consapevolezza che l’industria non è qualcosa di marginale, ma piuttosto qualcosa di vivo». ECCO PERCHÉ, per esempio, quella dell’aeroporto di Montichiari rimane una sorta di occasione persa: «inutile puntare sul trasporto passeggeri schiacciati da Linate, Verona e Bergamo. Lo sviluppo poteva arrivare dalle merci, dai cargo. Ma forse siamo ancora in tempo per cogliere l’occasione. Oggi cresce il commercio elettronico, ma anche per questo segmento serve una logistica altrimenti si torna al discorso di prima: non sei competitivo». E anche chi comincia a parlare di tecnologia virtuale «non capisce che il prodotto, il manufatto continua ad esistere ed esisterà sempre. Le valvole che si usano nelle nostre case, le finestre che montiamo o i vetri che installiamo non sono prodotti e manufatti? La realtà virtuale può anche essere affascinante, ma poi c’è anche la realtà vera che ha bisogno e avrà sempre più bisogno di infrastrutture per far circolare e far arrivare sui mercati ciò che si produce. E qui a Brescia si produce ancora tanto, tantissimo». E poi ci sono le questioni politico-burocratiche: «una provincia deve avere un progetto che non può però essere rimesso in discussione ogni qualvolta cambia il Governo. Se c’è un progetto d’insieme che faccia riferimento ad un sistema nazionale, non si può riaprire la discussione. Il fatto è che non c’è mai una fine e non sappiamo mai quali sono gli obiettivi e se lo sappiamo non c’è mai la certezza che vengano realizzati. Questo è un altro dei problemi di cui soffre il nostro paese. Si dice che gli appalti siano complicati. Bene si metta a posto il sistema invece di abbandonare un progetto, come quello della Valtrompia, fondamentale per il nostro sistema industriale. Speriamo che questa sia la volta buona e devo dire che dai tempi del mio prozio che già mi parlava della autostrada della Valtrompia, oggi sono fiducioso». E COSÌ PER LA TAV e la Corda Molle. «Vede il mondo globale non si ferma e tu esisti solo se cresci e non ti fermi, se cerchi di correre come gli altri, come il mondo globale. Cosa di fa andare veloce? La logistica, le strade, le ferrovie, gli aeroporti, cioè a dire le infrastrutture. Sono loro che ti fanno allungare il passo». E forse bisognerebbe anche andare a guardare cosa fanno gli altri, come si strutturano le economie più forti dell’occidente. «Oggi dobbiamo fare i conti con progetti che sono addirittura transnazionali. Guardi i cinesi vanno ad investire ormai massicciamente in Africa e cosa fanno come primo atto: costruiscono strade e creano infrastrutture». Il rischio alla fine è quello dell’isolamento del nostro paese. «Lo temo. Ho paura di un’uscita del nostro paese dal sistema mondo. Ci sono paesi che stanno facendo salti mortali per agganciarsi a questo sistema globale. Troverei assurdo che noi si esca». E se vale per l’industria vale anche per settori come la cultura: «anche qui marketing e infrastrutture sono il volano per la crescita. Lei può fare le più belle mostre del mondo ma se non sa dove ospitare i visitatori, quelle mostre non le vedrà nessuno». •

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