«Ciao, Jonathan!»:
l’ultimo abbraccio
allevia l’angoscia

Jonathan Furegon: aveva 18 anni
Jonathan Furegon: aveva 18 anni
Ciao, Jonathan (Fotolive)

Maria Lisa Piaterra Sono arrivati. Sono arrivati in tanti, tantissimi: i compagni di scuola, i ragazzi del paese, una marea di giovani e giovanissimi per salutare Jonathan, per trasmettergli il calore dell’amicizia che tanto aveva cercato, per colmare quel vuoto che spesso lo aveva fatto soffrire. Quel 18enne timido, di animo delicato, che faticava ad avere degli amici e a stringere relazioni con i ragazzi della sua età, ha ricevuto quell’abbraccio che tanto aveva desiderato: l’abbraccio di una moltitudine di amici. TANTE LACRIME, anche quelle, ieri pomeriggio sul sagrato della chiesa di San Francesco a Colombare di Sirmione, per l’ultimo saluto a Jonathan Furegon, il 18enne che si è tolto la vita lunedì pomeriggio nella sua abitazione, chiuso in camera, da solo. Lacrime che non si asciugheranno, domande destinate forse a rimanere senza una risposta. Sui motivi hanno spinto il giovane a togliersi la vita stanno indagando i carabinieri, che hanno sequestrato lo smartphone e il pc del ragazzo alla ricerca di una motivazione che possa averlo spinto a quel gesto estremo. Il sospetto è che fosse vittima di atti persecutori, forse di cyberbullismo. Forse. Ma ieri il calore era grande, ieri Jonathan aveva attorno a sè solo affetto ed amore. Il parroco don Francesco Ballarini nella sua omelia, tradotta in parte in lingua spagnola per i nonni del giovane arrivati dal Cile per salutare per l’ultima volta il loro nipote adorato, non riesce a dare risposte. Nelle sue parole trapela l’amore per i genitori di Jonathan, la mamma Mariluz e il papà Vittorio e per quel ragazzo gentile ed educato che tante volte aveva servito la messa e preso parte alle attività della parrocchia. Solo un accenno allo spettro del bullismo che aleggia sulla tragica scomparsa del giovane: «Dovremmo forse ripensare al nostro modo di vivere - ha sottolineato -: cosa sta succedendo alla nostra comunità? Gesù ha portato fraternità ed amicizia e forse è quella la direzione in cui dovremmo impegnarci». Ricordi commossi, un quadro dipinto con il suo nome vicino alla bara bianca. I SUOI COMPAGNI di classe dell’istituto agrario «Dandolo» di Lonato, accompagnati dagli insegnanti, tra cui don Michele Onesti, il docente di religione che ha concelebrato la messa, hanno ascoltato con i volti attoniti e segnati dal pianto. Lo hanno ricordato con affetto nelle lettere che hanno letto in chiesa e consegnato alla mamma al termine della cerimonia funebre. «C’è dolore perché non ci sei più - hanno scritto - e rammarico per non essere riusciti a capirti fino in fondo. Terremo stretti i tuoi insegnamenti e porteremo il tuo sorriso nel cuore per sempre». Mai potranno dimenticare quel ragazzo «garbato ed elegante sempre super informato, un giovane tutto da scoprire» come lo hanno definito. «Per noi compagni di classe è stata una coltellata nel petto, non riusciamo a trovare una ragione, forse non ci hai dato l’occasione per conoscerti meglio o non siamo stati capaci di starti vicino. Non vogliamo dirti addio perché fa troppo male, ti salutiamo con un ciao come facevamo tutti i giorni a scuola». Tra le lacrime l’ultimo saluto della mamma al suo Jonathan: «Era un ragazzo coraggioso: da lui devo prendere la forza per andare avanti. A volte forse non sapeva comunicare, a voi ragazzi dico di parlare con i vostri genitori, di interagire tra di voi con rapporti non virtuali: c’è sempre il tempo per chiedere ad un amico come sta». •

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