Vighizzolo,
sostanze
«sospette»

di Valerio Morabito
Emergono anomalie nelle sostanze trovate nei campi di Vighizzolo
Emergono anomalie nelle sostanze trovate nei campi di Vighizzolo
Emergono anomalie nelle sostanze trovate nei campi di Vighizzolo
Emergono anomalie nelle sostanze trovate nei campi di Vighizzolo

Nei campi che circondano Vighizzolo sono state riscontrate concentrazioni di acido solforico e carbonato di calcio «anomale». Elevata anche la presenza di metalli pesanti. È quanto emerge dai referti degli esami effettuati qualche mese fa sui campioni prelevati dai carabinieri di Montichiari in un periodo caratterizzato da una recrudescenza dei miasmi.

I LIVELLI di «contaminazione» delle sostanze erano al di sotto dei limiti di legge ma comunque decisamente «sospetti». Su questo aspetto si stanno ora concentrando anche le indagini per risalire alla sorgente del tanfo che il 17 ottobre ha provocato malesseri a 15 bambini e due insegnanti della scuola elementare «Papa Giovanni XXIII». Quel monitoraggio del suolo agricolo è ora al vaglio degli inquirenti e dell’Arpa che tiene sotto osservazione la fertirrigazione e in particolare i liquami provenienti da aziende agricole che hanno preso in affitto terreni nell’area di Vighizzolo.

Non si può escludere che insieme alle deizioni zootecniche siano state scaricate sostanze inquinanti. Che le discariche siano e restino le principali indiziate come dimostra l’ispezione straordinaria avviata sulla Gedit dall’Agenzia regionale di protezione dell’ambiente non è un segreto, ma ci sono altre potenziali fonti sospette.

Proprio in questa un’ottica i carabinieri avevano effettuato dei campionamenti sul materiali sversati sui campi e sui residui della fertirrigazione. I valori di inquinanti, erano all’interno dei limiti previsti dall’Unione Europea e rispettano la direttiva del 1986 riguardante la protezione dell’ambiente. Acido solforico, carbonato di calcio, cadmio, rame, nichel, piombo, zinco, mercurio e cromo avevano comunque concentrazioni elevate tenuto conto che il tetto fissato dall’Unione Europea è abbastanza indulgente. Sul fronte agricolo del resto Bruxelles non è certo un campione di coerenza come dimostra il caso glifosato.

SE L’AGENZIA internazionale per la ricerca sul cancro lo ha classificato come «probabilmente cancerogeno per l’uomo» e la Massachusetts Institute of Technolog di Boston sostiene la tesi della tossicità del diserbante, l’Unione Europea ha temporeggiato fino alla sfinimento su questa tematica. Solo due mesi fa il Ministero della Salute ha rotto gli indugi istituiendo il divieto assoluto all’utilizzo del glifosato, revocando persino l’immissione in commercio dei prodotti fitosanitari che lo contengono.

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