IL LUTTO

Addio a Tullio Ferro, cantore del Garda: giornalista, pittore, scultore e poeta

di Sara Centenari
Viveva a Desenzano, ottenne vari premi giornalistici: l'inizio della carriera artistica negli anni '50 con lo pseudonimo Tuferro
Tullio Ferro, artista, giornalista, autore di versi: a destra con il poeta Diego Valeri e a destra con Gabriele Dossena
Tullio Ferro, artista, giornalista, autore di versi: a destra con il poeta Diego Valeri e a destra con Gabriele Dossena
Dai premi giornalistici alla carriera artistica con lo pseudonimo Tuferro

Ci ha lasciati a 93 anni Tullio Ferro, grande testimone della società contemporanea e della bellezza della natura. Era nato nel 1929 a Loreo, in provincia di Rovigo, ma cominciò nel 1960 a consumare scarpe «alla scoperta di luoghi, archivi, monti, corsi d’acqua, storie e miti del Garda». Così è riportato con ottima sintesi sulla sua pagina biografica sul sito dell'Associazione Artisti Bresciani. Sì perché Ferro era scultore, pittore, poeta e giornalista. Dalle origini polesane, fu una firma storica del giornalismo che dire «gardesano» par riduttivo ma rispecchia altresì uno dei suoi più grandi amori: il Benaco, da descrivere con la penna e il pennello.
L'inizio della carriera artistica negli anni '50 con uno pseudonimo che non celava troppo la sua identità: Tuferro. Tante le personali allestite in Italia e all'estero da Parigi a Bilbao, dal Parco dei Principi di Roma all'Arts Expo di Ginevra. Fu ispirato dalla bellezza struggente delle atmosfere del delta del Po tra l'essenzialità del paesaggio, il calore e la calma dei pescatori e gli spazi immensi tra l'azzurro, il verde e il color madreperla del fiume con i suoi riflessi.
Della sua opera hanno scritto Diego ValeriAndrea ZanzottoMario Rigoni SternJean Tardieu e molti altri. 

Più di trenta libri, spesso tradotti in altre lingue: premio Palladio 2022

Viveva a Desenzano e fu autore di numerosi libri dedicati al Benaco, come «Il lago si racconta: geografie e storie del lago di Garda». Più di una trentina i suoi testi tradotti in varie lingue. Nel 1992 vinse il premio nazionale di giornalismo «De senectute» a Montecatini Terme. L'Ordine dei Giornalisti gli ha consegnato la medaglia per i 50 anni di carriera. Cronista televisivo per 27 anni sul Garda. 
Ferro ha di recente ottenuto anche il Palladio Gardesano 2022 e ha ritirato il premio della Confraternita del Groppello al Grand Hotel di Gardone Riviera, durante la tradizionale Festa della Vendemmia, presentata dall’attore Luciano Bertoli. Riconoscimento «per la conoscenza e la valorizzazione del territorio che ha sempre rappresentato, attraverso le sue capacità artistiche e oratorie» scrisse la giuria guidata dal presidente Massimo Claudio Piergentili.
Il Premio letterario Sirmione Catullo fu una sua idea del 1983.

Le Tavine, ninfe del lago di Garda, protagoniste della sua scultura

«Pittore che dipinge in modo aperto, perché ha un’emozione dentro da infilare tra colore e tela»: è la frase di Nantas Salvalaggio, fondatore e direttore di Panorama, riportata sul sito dell'Aab. I fauni e le ninfe del lago - le Tavine - hanno popolato la sua poetica, da quando nei primi anni Duemila Ferro si è dedicato anche alla scultura. Ma da dove sputano le Tavine? Sono le protagoniste del poema in latino «De hortorum cultura» del  salodiano Giuseppe Milio Voltolina, del XVI secolo, ma sono state anche descritte dal Grattarolo nella sua «Historia della Riviera di Salò» (1599). Le ninfe incantatrici - come le sirene del mare - sono state rappresentate ed esposte da Tuferro alla Galleria Bosio di Desenzano e a Brescia all’Aab nel 2019.
Quattro anni fa l'artista ha dato sembianze artistiche anche al «dio Benàco» nume protettore del lago adottato come simbologia ufficiale dalla Comunità del Garda: della  scultura in legno è stata poi realizzata la fusione in bronzo e metalli nobilii. 

L'atlante dei venti gardesani, dal Balì al Peler

Con «I venti del Garda si danno delle arie» pubblicato dalla Editoriale Sometti Tullio ferro realizzò un vero e proprio piccolo «atlante dei venti», che catalogava il Balì, il Peler e altri emissari del dio Eolo sul Benaco. Nella prefazione Davide Papotti, docente di geografia all’università di Parma, ha sottolineato che «l’autore non è nuovo a coraggiosi tentativi di creare un repertorio degli elementi naturali: il suo volume “Il lago si racconta” componeva un catalogo delle isole, degli scogli e dei corsi d’acqua che si gettano nel lago».
«Dopo aver scandagliato a più riprese l’acqua, Ferro si è rivolto all’aria, consapevole di come il bacino gardesano sia notoriamente un campo d’azione privilegiato per le correnti d’aria che solcano l’atmosfera. E, così facendo, ha messo in fila anche i nomi con i quali da sempre le genti del Benaco hanno cercato di dare un’identità ad entità per antonomasia imprendibili ed invisibili» ha scritto il giornalista Claudio Andrizzi in un articolo del 2016 per Bresciaoggi, testata con la quale Ferro ha collaborato.
«Ferro è riuscito a raccontare il Garda in ogni sua sfumatura: da quella storica a quella artistica, passando per la sfera ambientale, quella del costume, della civiltà, della cultura. Un viaggio cominciato nel 1976 con il libro «Alla scoperta di Desenzano del Garda», 

 

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