Adriano e quelle Memorie che accarezzano l’anima

La scrittrice Marguerite Yourcenar
La scrittrice Marguerite Yourcenar
La scrittrice Marguerite Yourcenar
La scrittrice Marguerite Yourcenar

«Quando gli dei non c’erano più e Cristo non ancora, tra Cicerone e Marco Aurelio, c’è stato un momento unico in cui è esistito l’uomo, solo». Uno dei passaggi di «Memorie di Adriano», capolavoro di Marguerite Yourcenar. Una delle tante raffinatezze di un libro che quando arriva all’ultima pagina ti porta malinconia, semplicemente perché non c’è più (per fortuna nell’edizione Einaudi del 1974 - il libro è del 1951 - seguono i «Taccuini di appunti»). E verrebbe voglia di riportarli a decine i passaggi di un libro che ti strappa dalla superficie di una quotidianità molecolare, per coccolarti nella bambagia di un tempo dallo stampo parmenideo, dove tutto è in tutto, dove c’è solo da scovarla, la bellezza, ché la bellezza esiste! Esiste a prescindere dalla – colpevole – disattenzione. Ché la bellezza, quando la si incontra, va rispettata, avvicinata, fatta propria: e criminale sarebbe ogni azione distraente rispetto ad essa, ché sarebbe irriguardosa. Questo è uno dei libri che appartiene al Pantheon della letteratura. Uno dei libri che è atto masochistico non leggere (almeno una volta) nella vita. Un libro che attraverso le memorie dell’imperatore filosofo ci porta per mano in quegli anfratti dell’esistenza che ne nascondono l’essenza. «Sapevo che il bene e il male sono una questione d’abitudine, che il tempo si prolunga, che le cose esterne penetrano, che la maschera, a lunga andare, diventa volto». La vita di Adriano scorre in quel tempo (II secolo d.C.) in cui l’Impero ha esteso talmente tanto la sue spire da vederle tagliate, mutilate, per un nuovo tempo cifrato d’incertezza, superstizione. In bilico sull’orlo di abissi labili a livello geografico, storico, umano. Buona lettura. So che vi precipiterete a leggere questa carezza dell’anima di cui c’è tanto bisogno.

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