LA MOSTRA

Archeologia dello Sguardo, l'Arsenale di Iseo ospita il genio di Grassi

Il sindaco di iseo, Marco Ghitti, con l'artista fotografo Marcello Grassi
Il sindaco di iseo, Marco Ghitti, con l'artista fotografo Marcello Grassi
Il sindaco di iseo, Marco Ghitti, con l'artista fotografo Marcello Grassi
Il sindaco di iseo, Marco Ghitti, con l'artista fotografo Marcello Grassi

Lo sguardo che diventa quasi tocco, la fotografia che si nutre di storia, la bellezza che accoglie il cambiamento. Tutto questo e molto altro è Archeologia dello Sguardo, l’esposizione fotografica di Marcello Grassi visitabile dal 18 settembre al 7 novembre alla Fondazione l’Arsenale di Iseo. La mostra è la prima di tre tappe di un progetto espositivo itinerante in Italia e all’estero dedicato alla ricerca del fotografo italiano Marcello Grassi (Reggio Emilia, 1960), conosciuto a livello internazionale per la sua indagine sulle vestigia del passato conservate in musei e siti archeologici europei, da Ravenna ad Arles, dal Louvre agli Uffizi, e raccontate attraverso scatti di profonda poesia. Il sindaco di Iseo, Marco Ghitti, si è detto entusiasta: "Mi ha colpito il titolo della mostra l’archeologia dello sguardo perché mai come in questo momento storico lo sguardo ha importanza. Dallo sguardo si può capire l’anima di una persona. Ma a causa della pandemia le persone possono mostrare solo quello".

Ogni mostra proporrà al pubblico un percorso appositamente pensato per la sede museale ospitante: alla Fondazione l’Arsenale di Iseo la curatrice Ilaria Bignotti ha ideato un itinerario che parte dalle fotografie dedicate ai luoghi archeologici, con una particolare attenzione ai concetti di varco e soglia come metafora di una osmosi tra passato e presente. Oltre 15 opere, rigorosamente selezionate, evidenziano in Arsenale la capacità del fotografo di raccontare il passato come materia mutevole, che si impregna nella roccia e nella terra delle sculture e dei monumenti, rendendo i soggetti fotografati vivi e presenti davanti ai nostri occhi.

Tra le opere fotografiche esposte in mostra, spicca il trittico dedicato alla Vittoria Alata, colto da Grassi nel nuovo allestimento al Capitolium del Museo Santa Giulia di Brescia progettato dall’artista e architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg; le fanno eco l’assorta Musa Polimnia alla Centrale Montemartini di Roma, la maestosa Nike di Samotracia al Louvre di Parigi. Ma la mostra offre anche straordinarie vedute di siti archeologici internazionali, da Nice-Cimiez al Tempio Capitolino di Brescia, dal Palazzo Grimani di Venezia agli scavi di Ercolano, dalla sontuosa Villa di Adriano a Tivoli al Foro di Aquileia. Metafora del desiderio quotidiano di resistere al tempo e di oltrepassare lo spazio, l’opera di Grassi è Archeologia dello Sguardo perché, nello scavare nei secoli alla ricerca di una bellezza che accoglie il cambiamento, l’erosione, anche la perdita – le sue fotografie non sono mai ritoccate e sono frutto di pazienti attese da parte dell’artista all’interno delle sale dei musei o nelle aree archeologiche selezionate –, è capace di restituirci, nuove e mai vedute prima, le forme della storia e della cultura dell’uomo venuto prima di noi, di una memoria alla quale oggi possiamo ancora attingere. Sono questi i temi portanti dell’opera di Grassi che la mostra restituisce allo sguardo del pubblico, chiedendogli una contemplazione “sensoriale”: lo sguardo che Marcello Grassi sollecita attraverso la sua opera è, infatti, come sottolinea Bignotti in catalogo, “uno sguardo aptico: l’etimologia della parola, greca, rimanda al tatto, al tocco [...] Guardando le opere di Marcello Grassi, l’occhio trasmette alle dita, alla nostra pelle, la granulosità della materia minerale di cui son fatte le sculture e le vestigia ritratte. Le sentiamo al tatto, sebbene non le stiamo toccando”.

Le prossime tappe espositive, dopo l’esordio a Iseo, saranno il Museo Nazionale Romano in cui i volti e i corpi statuari saranno protagonisti e la Galleria IAGA Contemporary Art a Cluj-Napoca, in Romania, che sostiene il progetto espositivo e rappresenta a livello internazionale l’opera dell’artista. Qui, nell’ultimo e terzo ambiente espositivo, il tema saranno i gesti, vittoriosi o pudichi, eroici o intimi. Completa la mostra un importante catalogo edito da Electa, trilingue italiano-inglese-rumeno, che raccoglie un’ampia antologia di fotografie della ormai quarantennale attività di ricerca di Grassi. Attraverso oltre cento fotografie il libro passa in rassegna capolavori e segreti custoditi nei nostri musei, raccontati dall’obiettivo di Grassi e analizzati nel testo critico di Ilaria Bignotti e in altri contributi dedicati al fotografo da storici dell’arte e della fotografia e conservatori museali. 

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