GIORNATA DELLA MEMORIA/2

Bepi De Marzi
e "quelle note
per sopravvivere"

di Bepi De Marzi
Il maestro Bepi de Marzi, 85 anni
Il maestro Bepi de Marzi, 85 anni
Il maestro Bepi de Marzi, 85 anni
Il maestro Bepi de Marzi, 85 anni

Il musicista Bepi De Marzi racconta qui la genesi del brano “ Nokinà”, composto nel 2013 per cori a voci pari e per cori misti. Oggi viene eseguito per la prima volta dalle voci femminili CantAmarilli, dirette da Nicoletta Tretto, per le quali il maestro lo ha trascritto.
"Sonderkommando. Ma tu, ma voi, sapete tutto del Sonderkommando?”. E Katia, l’esile Katia Bleier di Meneghello, con voce in timbro deciso, lentamente, strascicando inserimenti delle allucinanti durezze tedesche della follia hitleriana, recitò il regolamento diffuso in tutti i Campi di sterminio: “Aiutare i deportati a svestirsi completamente dei loro abiti. Radere i capelli delle donne e delle ragazze, anche dei bambini. Guidare la fila fino all’interno delle camere a gas che saranno mascherate da locali doccia. Rimuovere i corpi dopo l’avvenuta gassazione. Estrarre eventuali denti d’oro dai cadaveri e frugare…”.
   Una sera di vent’anni fa, a Thiene, nell’accogliente abitazione del dottor Armando Crestani, primario oculista nel grande ospedale di Schio, dove aveva curato la vista di Mario Rigoni Stern ed era intervenuto sapientemente anche nei miei problemi per il suonare sotto le luci dei teatri. C’erano anche Katia e Gigi Meneghello, amici di famiglia. Katia voleva sapere di una musica, come una piccola cantilena, che l’aveva aiutata a non morire nella disperazione durante le prime settimane di Auschwitz, nel tremendo lavoro con i deportati obbligati nel Sonderkommando. L’aveva confidato proprio a Rigoni Stern in uno dei camminari di tutto un giorno in Altipiano, consuetudine nelle estati in cui tornava brevemente dall’Inghilterra. «Un mio parente che suonava il pianoforte, nel nostro vagare disperato tra Danubio e Drava, cantilenava in magiaroslavo “noi non moriremo qui”. Musica che mi ha salvata come un pensiero insistente anche durante quel tragico trasferimento di settimane nella neve da Birkenau alla Landa di Lüneburg, a Belsen». L’aveva accennata a Mario, che subito disse “meglio chiedere a Bepi”. E a Thiene, nella sera ormai sulla soglia della notte, Katia mi cantò la piccola melodia con un soffio di voce: “La, la, lalà, la, la”.
   Era il tema ritornante del Notturno in Sol minore di Chopin: a salire, le prime cinque note della scala con il ritorno al suono d’inizio. Nella stanza con la veranda che si apriva al giardino c’era un pianoforte verticale. Nel turbamento che ci prese tutti ho suonato con timore fino al breve tema di Katia. Oh, quel tempo indefinibile di lacrime nascoste.
   Silenzioso per amore. Gigi Meneghello, deluso, aveva lasciato l’Italia dopo l’ebbrezza della Resistenza con I Piccoli Maestri. Ha sposato Katia Bleier e ha scelto anche il riserbo nel proteggere l’immenso dolore e i ricordi della sua esile Sposa ebrea sopravvissuta allo sterminio.
   Ma nella sera di Thiene, Katia Bleier ha detto delle mamme che in fila, nude, andavano a morire con i loro figli tra le braccia, carezzandoli con i piccoli suoni della tenerezza: “Ninà, ninà, nokinà, ninì, ninà, nokinà”. E mi ha chiesto di ricordarle “se puoi, nel canto della gente semplice e buona”.
   In modo minore, con brevi domande e risposte, melodiando come nelle invenzioni popolari di otto misure, ho camminato con le mamme sulla neve di Auschwitz. Poi la melodia incrocia il vento. Sulla soglia della camera a gas ci sono più voci sospese nello stupore, un’armonia senza corpo che domanda e non sa, che non crede. Ma si chiudono le porte ferrate e si dilata l’urlo della morte. La stessa melodia dell’inizio si frammenta e si dibatte, si contorce nel pianto fino al nulla che rimane sospeso.
   Katia non l’ha ascoltata perché l’ho scritta dopo la morte sua e del suo Gigi. Ora il canto viene proposto da molti, nelle diverse e libere elaborazioni polivocali, anche strumentali. È giusto così, e non sarà mai più soltanto mio. I Crodaioli, il 3 novembre di due anni fa, l’hanno intonato al Quirinale per l’invito del presidente Sergio Mattarella con i suoi eccezionali collaboratori. Ma quest’anno è l’anno centenario della nascita di Mario Rigoni Stern. Tra le carte ordinate con sapienza e amore in Asiago troveranno forse le sue parole dette per Katia nell’ormai lontano 2004, mentre cominciava l’autunno.

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