LA CAPITALE DELLA CULTURA

Brescia-Bergamo ’23: innescata la miccia. Ora si parte davvero

di Natalia Danesi
Brescia è pronta a cominciare il cammino che porta fino al 2023Da sinistra Sorlini, Marniga, Ghisalberti, Del Bono, Castelletti, Gori, Baia Curioni e Bertoglio Servizio Fotolive/Filippo Venezia
Brescia è pronta a cominciare il cammino che porta fino al 2023Da sinistra Sorlini, Marniga, Ghisalberti, Del Bono, Castelletti, Gori, Baia Curioni e Bertoglio Servizio Fotolive/Filippo Venezia
Brescia è pronta a cominciare il cammino che porta fino al 2023Da sinistra Sorlini, Marniga, Ghisalberti, Del Bono, Castelletti, Gori, Baia Curioni e Bertoglio Servizio Fotolive/Filippo Venezia
Brescia è pronta a cominciare il cammino che porta fino al 2023Da sinistra Sorlini, Marniga, Ghisalberti, Del Bono, Castelletti, Gori, Baia Curioni e Bertoglio Servizio Fotolive/Filippo Venezia

Non un punto d’arrivo, tutt’altro. La consegna simbolica alla comunità del dossier di Bergamo e Brescia Capitale italiana della cultura ha dato il «la» al cammino sul quale verrà costruito il palinsesto del 2023. Le oltre 500 suggestioni messe finora nero su bianco da enti e associazioni sono solo le fondamenta. La casa è tutta da creare. Fondamenta solide, però, che hanno consentito alle due città di conoscersi, mettere in comune saperi, valori. Per scoprirsi sorelle. C’era grande attesa e partecipazione ieri al teatro Sociale per la presentazione del documento di programmazione da oltre 130 pagine. C’erano le autorità, i rappresentanti del mondo economico, dell’associazionismo, della cultura. «Un coinvolgimento che abbiamo percepito sempre in questi mesi di lavoro», ha sottolineato il vicesindaco e assessore alla Cultura Laura Castelletti. Orgoglio, stupore, comunità, cammino, comporre, eredità. Queste parole chiave hanno guidato la riflessione che si è aperta con immagini emozionanti: la Loggia, i laghi, il castello di Padernello, le montagne bresciane, il Capitolium, il colle Cidneo, i vigneti della Franciacorta.

Quanta bellezza che, ora, è anche condivisa. «Siamo arrivati a questo appuntamento dopo un periodo difficile - ha esordito il sindaco Emilio Del Bono -, Nella primavera 2020 siamo stati travolti dallo tsunami della pandemia, così drammatico da disorientarci. In quella stagione così faticosa, con il peso del continuo rischio di collasso sanitario, tutti i giorni ci sentivamo, io e il sindaco di Bergamo con Giorgio Gori. E man mano che ne uscivamo, pensavamo alla rinascita. Dobbiamo uscirne, pensavamo, mostrando il meglio di noi: sacrificio, abnegazione, generosità, capacità di dare il meglio». Poi la candidatura, l’appoggio dei colleghi sindaci di tutta Italia, il conferimento straordinario del titolo alle due città più di tutte colpite dal virus. Che più di tante incarnano, anche, il principio di cultura diffusa. Perché «la cultura non è solo una somma di conoscenze e di nozioni, la cultura è una parte di noi: c’è cultura nelle nostre aziende, nel nostro modo di vivere la relazione», ha sostenuto Del Bono.

Una cultura condivisa da Brescia e Bergamo che «finora non hanno camminato molto insieme, ma hanno tanti punti in comune. Siamo sognatori con i piedi per terra». In questi mesi è stato davvero impressionante - è intervenuta Nadia Ghisalberti, assessore alla Cultura di Bergamo - constatare che il territorio ha prodotto ben 511 proposte progettuali. Grazie al territorio il dossier si è costruito. D’ora in poi sarebbe bello se ci fosse ancora lo stupore dei cittadini nel sentirsi coinvolti. Nel trovare due città che pienamente hanno meritato questo titolo e hanno trovato le alleanze per valorizzare il territorio». Quello per la Capitale della cultura è uno sforzo non fine a se stesso ma che lascerà, ne sono convinte le Amministrazioni, un segno. «Un progetto che ha una forte tensione verso il futuro, un’occasione unica per fare un passo avanti - è l’opinione del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori -. Gli elementi valoriali ci vedono sovrapposti. Penso al lavoro, alla forza delle reti di solidarietà, alla consapevolezza della ricchezza di un patrimonio che merita di essere raccontato. Sarà un anno festoso, e depositeremo lasciti che rimarranno anche in futuro».

Semi di cultura che arricchiranno le province, i capoluoghi, e non solo. «Ai Consigli di quartiere - ha spiegato Del Bono - abbiamo chiesto un palinsesto parallelo del territorio, perché chiunque lo desideri possa far vivere il luogo nel quale abita. Piccoli momenti di aggregazione, coinvolgendo molte associazioni, in un evento che sarà davvero per tutti. Sarà il sedimento che rimane, ed è un’occasione grazie a cui ci scopriamo non più solo città industriali, ma città d’arte e di cultura. Un marchio, un bene immateriale di cui resteranno gli effetti nel tempo».•.

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