«BRESCIA CAPITALE MULTICULTURALE»

di Gian Paolo Laffranchi
Francesca Hadija Sanneh e Idris Sanneh a «Bresciaoggi»: l’impegno sul piano della multiculturalità in un passaggio di testimone fra generazioni
Francesca Hadija Sanneh e Idris Sanneh a «Bresciaoggi»: l’impegno sul piano della multiculturalità in un passaggio di testimone fra generazioni
Francesca Hadija Sanneh e Idris Sanneh a «Bresciaoggi»: l’impegno sul piano della multiculturalità in un passaggio di testimone fra generazioni
Francesca Hadija Sanneh e Idris Sanneh a «Bresciaoggi»: l’impegno sul piano della multiculturalità in un passaggio di testimone fra generazioni

«La cultura ci salverà. E Brescia potrà considerarsi capitale anche della multiculturalità». Idris Sanneh ribadisce un concetto espresso su queste colonne in un’intervista del 2018 («lo dicevamo allora e avevamo ragione») e davanti alle nuove sfide non lascia: raddoppia. Anche perché adesso i Sanneh impegnati sul fronte dell’uguaglianza sono due. Con Edrissa, il primo nero bresciano famoso di sempre (molto prima di Mario Balotelli), c’è la figlia Francesca Hadija Sanneh, che da tempo alle idee chiare sta facendo seguire i fatti. «L’Italia ha un passato di Magna Grecia ma anche di normanni: siamo i terroni del mondo - sorride la giovane attivista - e il nostro obiettivo dev’essere abbattere ogni forma di discriminazione. Il razzismo è ovunque, ma lo si può combattere». Per questa ragione, subito dopo questa intervista rilasciata nella nostra redazione assieme a suo padre, Francesca è partita per Firenze: seguirà il Black History Month Florence. «A settembre tornerà a Brescia l’Afrobrix Festival, con cui collaboro per l’organizzazione dei talks. Dopodiché il mio sogno è portare qui il mese della storia nera: ho in mente una rassegna dislocata sul territorio, grazie ai contatti che abbiamo già con i locali. Per la prima volta scrivo un progetto che sto partorendo in autonomia». Classe 1996, Francesca Hadija Sanneh fa parte di diverse realtà a cominciare da Uno Collective, fondata nel 2020 sull’onda del caso Floyd. La morte dell’afroamericano ucciso durante un arresto da parte della polizia «è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso». La spinta a promuovere iniziative e manifestazioni «per aprire le menti e creare scambi tra persone usando l’arte». Per tradurre esigenze sociali e culturali, dall’assistenza ai senzatetto ai Fridays for Future passando per la lista Brescia Attiva sull’ecologia. Francesca collabora con associazioni femministe come «Non una di meno» e studia metodi «emozionali e creativi» lasciandosi affiancare da avvocati, sindacalisti, musicisti: «Ognuno offre il proprio apporto specifico condividendo lo stesso messaggio, con lo stesso quadro teorico di riferimento». Multiculturalità dove un tempo era discriminazione: questo è il presente, ma soprattutto il futuro. «Sono fiero di lei - dice Idris -: le ho passato il testimone e buon sangue non mente. Sono stato il primo a fare la consulta per gli immigrati a Brescia con Marco Fenaroli, tanti anni fa. Ho creato associazioni, sono stato fra gli artefici dei concerti di Miles Davis e James Brown, Stevie Wonder e Youssou N’Dour, Herbie Hancock e Ray Charles. Li portavo on stage in collaborazione con Santo Bertocchi. Quando parlo di rinascimento nascosto a Brescia, penso a una storia millenaria: i neri che venivano da Firenze, Roma, Venezia sono approdati qua portando la loro cultura cattolica. La stessa matrice veneziana che ha Bergamo: perfetto il connubio fra città per la capitale della cultura. A Sant’Eufemia c’erano neri alla guida delle jeep che ci hanno liberato nella seconda guerra mondiale. Parliamo di fatti storici». Così come storica è stata la condivisione dei successi del Marocco in città durante il Mondiale di calcio: «Una festa per tutti. Brescia merita di essere capitale per i suoi musei, ma ha tutto anche per diventare un modello d’integrazione». «Negli ultimi 30 anni - fa eco la figlia Hadija - è cambiato il volto del Paese. Fino al 1964 gli italiani non erano considerati bianchi in America: i fenomeni di ghettizzazione variano a seconda dei contesti. Qui, finalmente assodato che un nero possa essere italiano, la sfida della prossima generazione sarà accedere alla vera cittadinanza, non solo legale: quella che ti fa sentire a casa senza bisogno di rinunciare alla cultura dei tuoi genitori».•.

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