Buddismo oltre i confini La Soka Gakkai in festa

di P.BAL.
Un’immagine notturna del Centro culturale «Ikeda per la pace» della Soka Gakkai italiana a Corsico
Un’immagine notturna del Centro culturale «Ikeda per la pace» della Soka Gakkai italiana a Corsico
Un’immagine notturna del Centro culturale «Ikeda per la pace» della Soka Gakkai italiana a Corsico
Un’immagine notturna del Centro culturale «Ikeda per la pace» della Soka Gakkai italiana a Corsico

«Sia che tu invochi il nome del Budda, che reciti il sutra o semplicemente offra fiori e incenso, tutte le tue azioni virtuose metteranno nella tua vita radici e benefici. Pratica la fede con questa convinzione». Questa citazione è estratta da «Il conseguimento della buddità in questa esistenza», e sia il testo, sia il titolo di questo scritto di Nichiren Daishonin, un prete giapponese del XIII secolo, riassumono l’essenza della pratica e della visione della vita della scuola buddista da lui fondata: riempire di valore la propria esistenza e recitare il sutra (del Loto) apre adesso, oggi, la serratura della nostra illuminazione latente, che è già presente nella vita di tutti gli esseri viventi e non è un obiettivo remoto. La costruzione di valore, la recitazione quotidiana di due parti del Sutra del Loto e del suo titolo giapponese divenuto mantra (Myoho renge kyo, con l’aggiunta del suffisso Nam) riempiono dal 1.200 il cuore dei fedeli di quella che per secoli è stata solo una piccola scuola buddista nipponica. Poi, nel 1930, la nascita sempre in Giappone di un’organizzazione laica che seguiva e segue lo stesso insegnamento ha segnato una svolta planetaria, e da quel momento, grazie alla Soka Kyoiku Gakkai prima e alla Soka Gakkai poi, Nam myoho renge kyo è diventato l’àncora di salvezza e insieme il cavallo di battaglia, la strada per una felicità combattiva di milioni di persone: più di 12 a livello globale, con oltre 80mila membri in Italia (il gruppo più numeroso d’Europa) e centinaia di praticanti nel Bresciano. ISPIRANDOSI alla vita del budda fondatore, quel Daishonin che per difendere quella che riteneva l’essenza del buddismo rischiò la decapitazione, fu esiliato più volte e subì infinite persecuzioni, e a quella dei maestri fondatori mandati in carcere per lo stesso motivo dal governo fascista nipponico dell’ultima guerra, i membri della Soka Gakkai non cercano solo di onorarne il nome (significa società per la costruzione di valore), ma lottano recitando il mantra perseguendo quella che chiamano rivoluzione umana: un processo di riforma interiore che parte proprio dalla consapevolezza della propria natura illuminata, in grado di ricomprendere in sé, trasformandole in occasioni e risorse, le componenti oscurate dell’esistenza. Nel ’900 sono cresciuti i praticanti ma anche l’interesse esterno verso l’organizzazione, che da decenni ormai è una onlus accreditata alle Nazioni unite, e che ha raccolto attenzione e stima di filosofi, politici, ambientalisti e tanti creativi: Tina Turner e Herbie Hancock sono solo alcuni dei musicisti praticanti; in Italia possiamo citare la dj di Virgin Radio e giornalista Paola Maugeri, la regista e comica Sabina Guzzanti. Fedeli famosi e sconosciuti sono (come sempre) sullo stesso piano in questi giorni nel festeggiare un traguardo: questa scuola, che in Italia prende il nome di Istituto buddista italiano Soka Gakkai, celebrerà domani i suoi primi 90 anni, e i 60 dalla nomina a terzo presidente di Daisaku Ikeda, il maestro che più di tutti (preceduto da Tsunesaburo Makiguchi e Josei Toda) ha propagato questo insegnamento. •

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