Con Antelao Brescia è capitale anche del giallo psicologico

La fascinazione del male e i concetti di colpa e punizione sono le questioni, controverse e sfaccettate, intorno alle quali si interroga il gussaghese Marcello Antelao nella sua prova narrativa all’interno del genere thriller. Il Santificatore che dà il titolo al romanzo, edito da Arpeggio Libero, è il soprannome con cui la stampa designa il folle artefice di una serie di delitti efferati, che in preda al delirio narcisistico sfida gli inquirenti in una sorta di macabra caccia al tesoro. In ogni scena del crimine sono posizionati complessi indizi di carattere religioso utili all’identificazione della vittima successiva; spetta al vicequestore Zamboni e all’antropologo forense Di Stefano il compito di decifrarli, in una corsa contro il tempo che li conduce a inseguire il fanatico tra Milano e la provincia bresciana, fin dentro le vie della città. L’idea iniziale era quella di portare il giallo psicologico a Brescia, come atto d’amore verso la sua arte e la sua cultura. La scelta degli edifici sacri, teatro delle uccisioni, è stata fatta in base ai dipinti in essi contenuti: è attraverso l’iconologia che ogni volta il killer-giustiziere suggerisce l’obiettivo seguente, macchiatosi in passato del crimine contrario alla virtù del santo rappresentato. «Da studioso e amante dell’arte sono sempre stato affascinato dalla contrapposizione tra i luoghi di pace e le immagini cruente dei martiri che vi sono raffigurate - spiega Antelao -. Alcune persone mi hanno scritto che stanno visitando i luoghi citati nel libro, qualcuno grazie alle mie descrizioni ha individuato in una delle chiese un dettaglio mai notato prima». Già in cantiere un seguito: vedrà impegnata la stessa squadra in un mistero che prenderà le mosse dal periodo della Seconda guerra mondiale e che coinvolgerà ulteriori luoghi storici del territorio.•. Silvia Trenta © RIPRODUZIONE RISERVATA

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