zona gialla

Con «Acqua di fiume» Stefano Vicario dà i brividi senza omicidi

di Daniele Bonetti
Regista di svariate edizioni del Festival di Sanremo e scrittore di gialli, con l'ultimo libro edito da La nave di Teseo racconta una storia nella quale non scorre sangue ma si sente tanto dolore
«Acqua di fiume» è il nuovo libro di Stefano Vicario (La nave di Teseo, 272 pagine)
«Acqua di fiume» è il nuovo libro di Stefano Vicario (La nave di Teseo, 272 pagine)
«Acqua di fiume» è il nuovo libro di Stefano Vicario (La nave di Teseo, 272 pagine)
«Acqua di fiume» è il nuovo libro di Stefano Vicario (La nave di Teseo, 272 pagine)

Stefano Vicario, nella vita regista del Festival di Sanremo, ha ormai rivelato una vena non banale da scrittore di gialli. Dopo «Il re degli stracci» ha saputo riproporre con «Acqua di fiume» (La nave di Teseo, 272 pagine) il personaggio dell'avvocato Andrea Massimi, clochard per una sorta di autopunizione ma comunque detective di grande intuito, spregiudicato coraggio e finissimo pensiero.

Il giallo

«Acqua di fiume» è la seconda avventura dell'investigatore «invisibile agli occhi» dalla maggior parte delle persone, capace di essere protagonista indiscusso in una Roma diversa da quella che ognuno pensa di conoscere: una città lontana, periferica, fatta non di monumenti ma di luoghi dove nascondersi. Questa volta Andrea Massimi non dovrà risolvere alcun delitto: in effetti è un giallo senza omicidio, un giallo dove la missione è restituire la libertà ad un bambino virtuoso del violino.

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Una storia in cui non scorre sangue ma si sente dolore, dove la solidale infelicità di fondo tiene uniti i fili di un intreccio capace di non annoiare il lettore per cui non sarà difficile farsi travolgere dalla storia perennemente in bilico tra un romanzo d'amore, un testo di denuncia e un libro giallo.

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Per portare a termine questa ennesima impresa il senzatetto creato da Vicario dovrà saper rinunciare all'amore per il magistrato Anna Ungaro, e dovrà fare un patto con i rimorsi del suo passato che di fatto rappresentano la bussola della propria vita che lo vedrà presto nuovamente protagonista: perché il ponte costruito nell'ultima pagina del libro è il più classico degli indizi. Presto Andrea Massimi, tornerà ad immergersi nelle storie più tristi di Roma.

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