The Köln Concert, raffinate vibrazioni

Al Grande danza super  FAVRETTO«The Köln Concert»,  lo spettacolo dello stesso Trajal Harrell FOTO FAVRETTO
Al Grande danza super FAVRETTO«The Köln Concert», lo spettacolo dello stesso Trajal Harrell FOTO FAVRETTO
Al Grande danza super  FAVRETTO«The Köln Concert»,  lo spettacolo dello stesso Trajal Harrell FOTO FAVRETTO
Al Grande danza super FAVRETTO«The Köln Concert», lo spettacolo dello stesso Trajal Harrell FOTO FAVRETTO

Sul palcoscenico del Teatro Grande sono disposti in bell’ordine 7 sedili rettangolari, quelli per il pianoforte per intenderci, e al lato della scena resta immobile Trajal Harrell, che tiene davanti a sé un lungo abito femminile. È l’inizio dello spettacolo «The Köln Concert», lo spettacolo dello stesso Harrell con il suo gruppo, lo Schauspielhaus Zürich Dance Ensemble. Iniziano i brani musicali cantati da Joni Mitchell, mentre uno per uno i danzatori si siedono sui sedili e si muovono, ma rimanendo rigorosamente seduti come se fossero imprigionati nella loro situazione, mentre la dolce voce canta accompagnata al pianoforte le sue bellissime melodie fra cui il malinconico Natale di «River». Poi i danzatori pian piano si muovono, entrando e uscendo di scena indossando coloratisssimi costumi e proponendo la classica camminata del «vogueging» mutuata dal mondo della moda, resa universale dalla rivista Vogue. Il tutto in modo misuratissimo, elegante, senza alcuna di quelle esplosioni che questo stile di danza ha suscitato in altri lavori. Nella sala cala il buio e tutti pendono posto sui sedili, messi stavolta in cerchio e indossando tutti un costume nero. È qui che comincia il «Köln Concert» col pianoforte di Keith Jarrett, una registrazione storica in cui si avverte addirittura il respiro intenso dell’interprete. Uno ad uno i membri del gruppo si alzano dal proprio sedile e danno origine a un proprio intervento danzato, una sorta di variazione sulle variazioni che Jarrett sta inanellando ininterrottamente sul pianoforte. Quello che colpisce, oltre la bravura dei danzatori, è l’immobilità di chi non sta danzando, una sorta di assenza, più malinconica che gelida. Il messaggio è inequivocabile: ognuno sta rinchiuso nel proprio mondo. Solo nel finale tutto il gruppo prende il volo, e a raccogliere gli applausi del pubblico in coloratissimi costumi. Emozioni raffinate, musica bellissima.•. L.Fert.

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