Il crittografo bresciano in una graphic novel

La graphic novel «Il contrassegno» di   Bruno Codenotti e Michele Avigo
La graphic novel «Il contrassegno» di Bruno Codenotti e Michele Avigo
La graphic novel «Il contrassegno» di   Bruno Codenotti e Michele Avigo
La graphic novel «Il contrassegno» di Bruno Codenotti e Michele Avigo

Un'elegante graphic novel dedicata alla singolare figura del crittografo bresciano Giovan Battista Bellaso dal matematico Bruno Codenotti e dall’illustratore Michele Avigo: a mandare in libreria «Il contrassegno» è Liberedizioni (80 pagine con disegni a colori, 15 euro). Nel libro le tavole a fumetti si alternano con le pagine di un diario immaginario, per raccontare all’interno di una cornice romanzesca il metodo di cifratura da lui inventato mentre lavorava a Camerino come segretario del cardinale di origini palazzolesi Durante Duranti: un arcano codice cifrato utilizzato poi per secoli dalle segreterie vaticane. La vicenda attira il lettore nei viluppi degli intrighi del Cinquecento, allorquando la Repubblica di Venezia, lo Stato della Chiesa e i Ducati di Parma e Piacenza si ritrovarono stretti nella morsa della diplomazia europea, tra le mire espansionistiche dell’imperatore Carlo V d’Asburgo e quelle del re di Francia Enrico II. Ma chi fu Giovan Battista Bellaso? E perché divenne così importante per le insondabili ambizioni delle cancellerie del tempo? Nato a Brescia nel 1505 da una nobile famiglia che abitava nella quadra di San Giovanni e con vaste proprietà terriere a Fenili Belasi, egli fu esperto di diritto e matematica, e si occupò di scritture segrete in un'epoca in cui quest'arte era in voga nelle corti italiane e soprattutto nella curia romana. Studioso di crittografia, un po' per passione e un po' per necessità, sperimentò un suo sistema, divulgandolo in un volumetto dal titolo «La cifra del sig. G. B. Bellaso nuovamente da lui ridotta a grandissima brevità et perfetione». Pubblicato a Venezia nel 1553, il metodo ebbe notevole successo per la sua praticità e semplicità, essendo basato sull'uso di un termine convenzionale, con l'inserimento del quale la serie alfabetica era completamente trasformata usando come segno nullo una X. Due anni più tardi uscirono dalla stamperia bresciana Britannico i «Novi et singolari modi di cifrare», un testo che presentava due nuovi sistemi crittografici che avrebbero avuto notevole importanza per le sue ricerche successive, condensate nel 1564 nella sua più rilevante opera, «Il vero modo di scrivere in cifra con facilità, prestezza et securezza», pubblicata sempre da Britannico in città. Il Bellaso vi esponeva ben sei sistemi crittografici, alcuni dei quali completamente inediti, anche se basati sugli stessi principi di quelli già enunciati. Benché avesse escogitato tali metodi a uso prevalentemente delle cancellerie, nessuna di queste li adottò, fatta eccezione proprio per quella pontificia, che - come si diceva - per secoli userà poi sistemi derivati da quelli da lui escogitati. Dello studioso bresciano è universalmente nota una citazione tratta da «Nuovi et singolari modi di cifrare», che sembrò anticipare la teoria galileiana sulla isocronia della caduta dei gravi: «La ragione perché lassando cadere da alto a basso due palle, una di ferro et l'altra di legno, così presto cada in terra quella di legno, como quella di ferro». Dopo una vita avventurosa e dai confini tuttora incerti, sembra che Bellaso sia morto a Roma, probabilmente dopo il 1564. Intorno alla sua enigmatica figura, un’inquietante serie di spie, ingannatori e doppiogiochisti popola queste pagine, leggendo le quali si può comprendere come la crittografia fosse diventata in quell’epoca l’arma segreta che consentiva di dispiegare e al contempo dissimulare le misteriose e fitte trame dei potenti. •.

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