«Imperivm Romanvm» Alfred Seiland racconta

Il foro romano e la basilica di Sebastia a Samara, in Palestina
Il foro romano e la basilica di Sebastia a Samara, in Palestina
Il foro romano e la basilica di Sebastia a Samara, in Palestina
Il foro romano e la basilica di Sebastia a Samara, in Palestina

Delle antichità e delle rovine, o di bellezze classiche quali patrimoni artistici, fonti di storie gloriose ma anche di una continuità ideale e culturale, nelle quale si focalizzano sguardi fotografici tesi a rappresentare nuovi mondi e nuove identità. Templi e monumenti in un complesso assetto paesaggistico diventano il motivo di una narrazione sulla narrazione, un frammento su altri frammenti. È su queste prospettive che muove l’indagine del fotografo austriaco, Alfred Seiland (St. Michael, 1952) a cui il Museo di Santa Giulia a Brescia dedica la prima retrospettiva italiana dal titolo «Imperivm Romanvm. Fotografie 2005-2020», allestita nei rinnovati spazi espositivi del «Quadrilatero rinascimentale» delle gallerie alte del Monastero cittadino. L’esposizione di Seiland, a cura di Filippo Maggia e Francesca Morandini, è anche il primo evento culturale dedicato alle celebrazioni per la «restituzione della Vittoria Alata», la straordinaria scultura romana, che, dopo un restauro durato due anni presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, è tornata in città, nella sua nuova collocazione nell’aula orientale del Capitolium riallestita su progetto dell’architetto Juan Navarro Baldeweg. 136 immagini di grande formato, tratte da Imperivm Romanvm - il monumentale progetto sviluppato in oltre quindici anni di lavoro dal fotografo austriaco – con un nucleo di 20 inediti tra cui un portfolio di 6 scatti realizzati a Brescia tra il 2019 e il 2020, nel quale sono immortalati il patrimonio antico della città e il suo valore monumentale e sociale. Vive così «Imperivm Romanvm», tra architetture e archeologie come antropologie in movimento su cui si sviluppa un percorso fra Europa e Medio Oriente. Affascinato dalle scenografie cinematografiche dell’antica Roma, Seiland ha intrapreso un lungo viaggio nei territori in cui si estendeva il dominio dell’Impero: dalla Siria alla Scozia, ai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ma anche oltre, per fotografare quei siti archeologici in cui cogliere i segni dell’uomo e delle rovine. Quaranta i Paesi narrati attraverso i diversi siti archeologici: da Palmira a Samaria a Epidauro. Fotografie iperrealiste e pop, simboliste e minimali, che non mancano di suscitare stupore e curiosità, tra intrecci della cultura romana e i luoghi della modernità. E se le rovine sono lo spazio scenico deputato alla rappresentazione visiva, al tempo stesso diventano anche la prima «forma» di globalizzazione dello sguardo o le trasformazioni di una città e di un paesaggio. Dialogano così le antiche glorie monumentali e i moderni tessuti urbanistici, gli spazi del turismo di massa e di una quotidianità dinamica, tra mutazioni e trasformazioni che nei secoli hanno investito antiche chiese, templi e monumenti, o l’espressione di una storia le cui testimonianze e bellezze architettoniche, a distanza del tempo, resistono. Il Colosseo a Roma, le terme di Bath, il Pont du Gard in Provenza, ma anche le rovine di siti meno noti al grande pubblico come il set di Cinecittà o il Caesar Palace Hotel di Las Vegas. Foto caratterizzate da un raffinato e dosato utilizzo del colore ma anche da un’originale luce che nobilita e valorizza gli stessi paesaggi e i monumenti. Enrico Gusella © RIPRODUZIONE RISERVATA

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