IN CINA CRESCONO GLI ALLIEVI DI ESPEN

di Vincenzo Spinoso
Daniel Espen fra i suoi collaboratori: Wang Ziwei, Yu Wenjie (Franco), Chen Hui, Wang Yue e Shao Peng
Daniel Espen fra i suoi collaboratori: Wang Ziwei, Yu Wenjie (Franco), Chen Hui, Wang Yue e Shao Peng
Daniel Espen fra i suoi collaboratori: Wang Ziwei, Yu Wenjie (Franco), Chen Hui, Wang Yue e Shao Peng
Daniel Espen fra i suoi collaboratori: Wang Ziwei, Yu Wenjie (Franco), Chen Hui, Wang Yue e Shao Peng

In fondo, è così ovvio: 12 note, che diventano complici in innumerevoli armonie, possono raccontare ogni lato del mondo attraverso l’unico linguaggio veramente universale, quello della musica. È così che si costruiscono ricchezza, condivisione ed esperienze che da anni portano Daniel Espen in giro per il mondo a rappresentare la cultura classica occidentale. Il pianista e compositore bresciano, da oltre 2 anni residente in Cina, ha appena messo un altro tassello del ponte che collegherà direttamente Brescia con l’estremo oriente: nelle prossime ore a Guangzhou, polo della regione cantonese e centro economico della Cina meridionale, verrà inaugurata la «Barbacini Art in the clouds», una sala completamente dedicata alla musica in cui Espen e i suoi collaboratori, primo fra tutti il cantante lirico Franco Yu Wanjie, potranno curare la crescita dei giovani musicisti che ambiscono a iscriversi ai conservatori italiani, tra i quali il nostro «Luca Marenzio», diventando così allievi d’alta scuola nel Belpaese. ALLA CERIMONIA sarà presente la console generale d’Italia a Guangzhou Lucia Pasqualini, per quella che appare come un’investitura culturale dall’aria istituzionale, in attesa che l’emergenza sanitaria permetta di riallacciare i contatti anche fisicamente, con lo scambio di studenti. La sala, al 36° piano di un avveniristico edificio in piazza Tianhe, culla i progetti di un Espen deliziato e commosso «nel vedere ragazzi che cantano le arie di Puccini e Verdi, ricordandomi che cosa noi italiani rappresentiamo nel mondo». La risposta a chi parla di barriere o impedimenti culturali sta tutta qui, in un progetto che aggrega nell’arte e annulla presunte differenze di razze. Il compositore bresciano si occupa della preparazione in pianoforte, storia della musica e composizione, mentre Franco Yu Wanjie della lirica. IL PROGETTO di Guanghzou arriva, per Espen, al termine di un tour di 8 date che, nonostante l’emergenza sanitaria e le dovute precauzioni, ha registrato oltre mille presenze nei teatri di Nanchang e Dalian. L’attività accademica non frenerà le esibizioni dal vivo di Espen, visto che è già in fase di preparazione un tour con l’oboista Eric Van Reenen, membro di alcune tra le più importanti orchestre filarmoniche olandesi e della European Community Chamber Orchestra. Dai germogli di una vena artistica che nell’espatrio ha confermato la propria ispirazione, sbocciano fiori anche dall’arte parte del mondo: è in uscita oggi il disco con «Rondò fantastico», brano per pianoforte che ha catturato l’attenzione della casa editrice CCC Music Company, con sede a Colorado Springs. La fiducia nel talento cristallino di Daniel Espen da parte di Phillip Erklen, presidente dell’International Music Syndicate, e di Abram Minzer, docente di musica all’University of Colorado, è valsa una pubblicazione e una distribuzione in 800 punti vendita negli Stati Uniti, un avvenimento che soltanto casualmente coincide con l’inaugurazione della sala dall’altra parte del mondo. Ma, si sa, in certi casi la fortuna non esiste: è solo il talento che incontra l’occasione. •

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