IL DIVULGATORE

L'intervista del 2017 per il riconoscimento del Vittoriale: «Felice del premio! Colleziono oggetti come D’Annunzio»

di Alessandro Tonizzo
Al giornalista e divulgatore scientifico Piero Angela andò il Premio del Vittoriale a Gardone Riviera nel 2017
Al giornalista e divulgatore scientifico Piero Angela andò il Premio del Vittoriale a Gardone Riviera nel 2017
Al giornalista e divulgatore scientifico Piero Angela andò il Premio del Vittoriale a Gardone Riviera nel 2017
Al giornalista e divulgatore scientifico Piero Angela andò il Premio del Vittoriale a Gardone Riviera nel 2017

Fosse l’antichità sarebbe rapsodo, di verità anti-epiche, lucide e scomunicanti. Fosse avveniristico domani sarebbe la mano destra di Petrucciani, mentre suona Duke. Fortuna nostra, invece, è oggi il tempo di Piero Angela, il più grande divulgatore del contemporaneo. Vincente, per quest’addestrata abilità, l’ottava edizione Premio del Vittoriale. Sabato, tra le tuie di Gardone Riviera, riceverà la riproduzione del paladiniano cavallo blu. «Sono lieto mi venga conferito questo riconoscimento – concreta –, andato a personaggi illustri. Giordano Bruno Guerri ha pensato a me, stavolta, anche se il campo della letteratura non è propriamente il mio».
Tuttavia gli studi classici, la sensibilità apollinea: non sarà indifferente al fascino del Vate.
«Tutt’altro. Il Vittoriale è un luogo straordinario (da me visto solo in cartolina!), creato da una figura altrettanto straordinaria. Mi piace l’idea di un uomo che raccoglie in un tale complesso le cose che rappresentano la sua vita. Ho sempre amato anch’io collezionare, nell’arco dei viaggi, capisco lo spirito del legare ricordi e pensieri agli oggetti. Certo, D’Annunzio lo fa in maniera così magnificente…».

Sabato verrà presentato il volume che l’Istituto Treccani dedica alla cittadella dannunziana. Lei s’innamorò della scienza con l’Enciclopedia dei ragazzi, oggi questi tomi sono cimeli per le generazioni passate, suppellettili per i nativi digitali.
«Occupano molto posto, nelle case attuali. Una volta si compravano a rate, erano costose. Ora le enciclopedie tradizionali faticano ad affermarsi: il sapere se ne sta miniaturizzato nei telefoni. Servirebbero spazi nuovi ad accogliere queste monografie che risultano imprescindibili. Approfondimenti, immagini, racconti mirati: opere più complete, finite».

Quest’anno la prima puntata di SuperQuark è stata dedicata a Brescia, levando un po’ di quel complesso d’inferiorità in seno alle città di provincia. Come dire, Milan l’è un gran Milan, però…
«Esatto. Non ha senso vivere “all’ombra di“, perché l’Italia intera è disseminata di luoghi straordinari. Le sue città d’arte sono 4 o 5, il turista mira a quelle: un giapponese non si reca in visita ai tesori della provincia, punta al Colosseo. Tuttavia c’è un turismo culturale nuovo per gli stessi italiani, che conoscono poco il loro Paese; vanno in Indonesia, in Amazzonia, bramano l’esotico quando basterebbero pochi chilometri per scoprire bellezze. La rivalutazione consapevole succederà pure con la promozione dei piccoli centri, grazie alla tv e servizi come questi. Non ci si può accorgere dei patrimoni perduti dopo i terremoti, si deve arrivare prima».

La premiazione è inserita nella festa «Oso raccontare». Lei in questi giorni ha osato, dicendo sincerità sullo Stivale che fanno riflettere. In cosa dovremmo osare noi, per risorgere un «paese morto»?
«I primi restano sindaci e assessori. L’esempio lampante è Roma, sporca: un aspetto formale, ma importante. Perché non multare chi insozza, tramite squadre in borghese? In passato filmammo candid camera, capimmo che così facendo la gente teme conseguenze, cambia le cattive abitudini. A Brescia potete star contenti: le statistiche dicono che sono le piccole città del nord quelle in cui si vive meglio. Più lavoro, più attenzione a rapporti umani e ambiente, sentimento di tranquillità.

Ha appena ricevuto, a Messina, il dottorato honoris causa in Biologia applicata e Medicina sperimentale. Si pensa a lei come uomo che padroneggia lo scibile.
«Vi rassicuro: non sono Pico della Mirandola. Sono in prima linea nella promozione di conoscenza e mentalità scientifiche, questo sì. Insisto sull’importanza di investire nella ricerca, di comprendere l’infinito fascino del sapere. Conoscere cose piccole e grandi, vicine e lontane».

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