L’Occidente di Camon nel furore del piombo

«Occidente», una delle edizioni
«Occidente», una delle edizioni
«Occidente», una delle edizioni
«Occidente», una delle edizioni

Apogeo Editore rimanda in libreria «Occidente» di Ferdinando Camon, scritto negli anni 70, quelli del furore e della tragedia: del piombo e delle stragi che tanta parte hanno avuto nel Veneto dell’autore. Camon entra nella testa dei terroristi per declinarne le scelte politiche e le decisioni drammatiche incurante della morale individuale: un lusso che il terrorista non può permettersi. L’agente del Male si sente un eletto: elemento superiore in quel consesso umano che pullula di «bipedi» - per dirla con Schopenhauer - in una mediocrità che obnubila le menti fra i comfort della modernità: vittime sacrificali sull’altare del Bene supremo dello Stato etico: perché, in fondo, è di questo che stiamo parlando. I riferimenti si allungano fino a quel Platone che nella Repubblica aveva previsto l’educazione dei pargoli da parte dello Stato, sottraendoli alla endemica incapacità genitoriale, giacché viziata dall’affetto e dalla – perenne – comprensione. Azioni – terribili – che servono alla purificazione di un sistema la cui apoteosi è il senso di onnipotenza del carnefice, in una convulsione egocentrica che prevede solo la sua esistenza. Inutile dire che in questo contesto in cui Camon mette sulla stessa bilancia i terrorismi di vario genere e colore, la pietà è bandita, anzi, è sentimento fuorviante per quel Bene supremo da traguardare: ad ogni costo. Un Bene – steso sull’orizzonte di un futuro possibile (anzi, doveroso) – che se deve passare dal Male, ci passi pure, anche se ciò significa fare strage di bambini in un asilo. Lo pensa con convinta inumanità il manovale del Male di destra che la compie: si tratta solo di un passaggio verso il Bene assoluto. Un romanzo crudele, ripubblicato in un tempo crudelmente segnato da una nuova guerra in Occidente. •.

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