«La Romana», le speranze dentro un mondo gelido

Gina Lollobrigida nel film
Gina Lollobrigida nel film
Gina Lollobrigida nel film
Gina Lollobrigida nel film

Non succede tutti i giorni che scompaia una diva del calibro di Gina Lollobrigida. Per questo la rubrica è dedicata a un romanzo da cui fu tratto il film di Luigi Zampa con lei protagonista: «La Romana», che Moravia pubblicò nel 1947. Roma anni ’30: Adriana è una ragazza del popolo «piena di contraddizioni e di errori», che suo malgrado è trascinata in un tenebroso vortice di eventi scabrosi, cui tuttavia oppone uno spirito puro, fatto per amare, che incredibilmente sembra non corrompersi al contatto con un mondo gretto e meschino. Sogna di sposarsi, avere una famiglia, ma la condizione sociale, la solitudine e alcune conoscenze sbagliate la conducono in modo quasi indolore sulla via della prostituzione, che finisce per accettare non solo come una sua inclinazione («il mio mestiere non mi piaceva, sebbene, per contraddizione singolare, ci fossi portata per natura») ma anche come un amaro e inevitabile compimento del suo destino. «Avevo capito che la mia forza non era desiderare di essere quello che non ero, ma di accettare quello che ero». La piena e serena accettazione della propria condizione come unico antidoto al dolore dell’esistenza: è questo il fulcro ideale attorno al quale ruota coerentemente l’intero romanzo, in un contesto drammatico. Il tempo è infatti quello del fascismo e dell’antifascismo, con personaggi di entrambe le parti che attraversano la vita di Adriana. L’innamoramento per Mino, uno studente freddo e scostante, sembra rimettere tutto in discussione e ridare linfa a quei sogni di vita normale. Il lettore segue passo per passo l’altalena dei sentimenti contrastanti della protagonista, augurandosi il suo riscatto fino alle ultime pagine, che pur nella loro desolazione lasciano uno spiraglio aperto alla speranza. •.

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