Lomasko e Badiucao, l’obiettivo: «Fare una rivoluzione culturale»

di Michele Laffranchi
Da Palazzo Loggia una convinzione condivisa: «L’umanità è una e indivisibile»Victoria Lomasko e Badiucao insieme ieri pomeriggio a Palazzo Loggia
Da Palazzo Loggia una convinzione condivisa: «L’umanità è una e indivisibile»Victoria Lomasko e Badiucao insieme ieri pomeriggio a Palazzo Loggia
Da Palazzo Loggia una convinzione condivisa: «L’umanità è una e indivisibile»Victoria Lomasko e Badiucao insieme ieri pomeriggio a Palazzo Loggia
Da Palazzo Loggia una convinzione condivisa: «L’umanità è una e indivisibile»Victoria Lomasko e Badiucao insieme ieri pomeriggio a Palazzo Loggia

La rivoluzione, indomabile e senza bandiere, della cultura: due artisti dissidenti, il cinese Badiucao e la russa Victoria Lomasko, nel passaggio di consegne del Festival della Pace di Brescia, dal protagonista dell’anno passato a quella dell’esposizione che verrà, al via il prossimo 11 novembre al Museo di Santa Giulia. Ieri i due hanno dialogato nel Salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia, esemplificando quello che dev’essere il ruolo dell’artista, impegnato a leggere le sfide della contemporaneità: «Il vero artista deve essere un individuo sensibile, in grado di lasciar parlare il mondo attraverso di sé – riflette Lomasko –. Trasmette il dolore, la speranza e l’amore, ma c’è una cosa che non deve mai far passare: l’odio. Secondo me l’arte non serve per combattere contro qualcosa, non è per niente brava a farlo, ma per offrire qualcosa. Il suo obiettivo principale, soprattutto quando c’è una guerra in corso, è di mostrare che l’umanità è una e indivisibile». La risposta di Badiucao, salito agli onori internazionali proprio grazie alla vetrina della mostra a Santa Giulia dell’annata scorsa, ruota attorno a un’opera da lui donata al Consiglio Comunale, con soggetto il Dottor Li Wenliang, che per primo in Cina denunciò il dramma del Covid, prima di morire a causa delle conseguenze del virus stesso e di divenire simbolo universale della lotta all’oscurantismo: «Il Dottor Li sosteneva che la società non deve avere una sola voce – concorda Badiucao –: l’artista deve essere il megafono della gente, portare ai potenti il lamento delle persone. È un privilegio, ma anche una responsabilità, quella di far sì che Paesi autoritari come Russia e Cina non abbiano solo le grida del potere, ma anche di tutte le milioni di voci che gli stanno attorno: è la nostra modalità di azione per costruire un futuro migliore. Stiamo entrando in un’era di caos: cambiamento climatico, pandemia, guerra in Ucraina». Prima del talk, la conferenza stampa di rito, cui hanno presenziato il sindaco Emilio Del Bono, la vice Laura Castelletti, il presidente del Consiglio Comunale Roberto Cammarata e la Presidente di Fondazione Brescia Musei Francesca Bazoli. Assieme alla curatrice della mostra di Victoria Lomasko, Elettra Stamboulis, e al moderatore dell’incontro, il direttore di Brescia Musei Stefano Karadjov. In chiusura un forte grido di pace, lanciato ancora da Lomasko: «Dal momento in cui me ne sono andata sono diventata un magnete per tanti artisti che soffrono – spiega la grafica russa –. Sono stata ospite in Germania, trovandomi con intellettuali in fuga da ogni parte del mondo: ciascuno con la sua esperienza, svincolata dalla nazionalità. In Russia nessuno è per la guerra, le persone vorrebbero far crescere i propri figli in un mondo libero: la lingua dell’arte dev’essere una per tutti».•.

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