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Lomasko, affresco sulla contemporaneità russa disegnato dal vivo

di Sara Centenari e Gian Paolo Laffranchi
Si chiude domenica 8 gennaio la mostra in Santa Giulia a Brescia. E domani sulle colonne di Bresciaoggi un'ampia intervista alla protagonista della personale intitolata "Victoria Lomasko. The Last Soviet Artist"
«Starship», opera esposta a Santa Giulia nella mostra «Victoria Lomasko – The Last Soviet Artist»
«Starship», opera esposta a Santa Giulia nella mostra «Victoria Lomasko – The Last Soviet Artist»
Da «Starship» a «Escape», galleria di immagini dalla mostra «Victoria Lomasko – The Last Soviet Arti

In poche stanze tantissime umanità. In una stessa inquadratura moltissime schegge di Russia. L'arte di Lomasko manda in frantumi l'idea che quello smisurato Paese sia un monolite senza sfaccettature. Una costruzione politica di uomini e donne tutti uguali, fuori dal tempo: tutti fedeli a chi li governa, tutti ostili ai popoli confinanti che facevano parte dell'architettura dell'Urss. «Victoria Lomasko. The Last Soviet Artist» allestita dall'11 novembre 2022 negli spazi espositivi del Museo di Santa Giulia a Brescia, si conclude - forse troppo presto - il giorno di domenica 8 gennaio 2023. Chi ha avuto o avrà in queste ultime ore la chance di entrare in via Musei 81 potrà comprendere il lavoro di una performer e attivista, dissidente rispetto al sistema putiniano, che mai pone nello stesso calderone gli esseri umani, che siano i suoi connazionali o le persone di altre culture. Una scrittrice-artista nata a Serpukhov, a un centinaio di chilometri da Mosca, nel 1978, figlia di un padre operaio metalmeccanico al contempo disegnatore e decoratore, non estraneo alla critica sociale attraverso il mezzo dell'arte. Lomasko, che si è raccontata in più occasioni sulle pagine e sui canali online di Bresciaoggi, evita di usare stereotipi per rendere più facile il messaggio, che pure viaggia attraverso immagini piene di colore e vitalità espressiva sia nelle sue tavole site specific - intitolate «Isolation», «Escape», «Exile», «Shame», «Humanity» - che nelle illustrazioni di stampo fumettistico e narrativo.

Un'arte di grafica e scrittura, di immediatezza dell'happening dentro la Storia e di riflessione accurata sul passato.

Ma soprattutto un'indagine quasi cronachistica in cui Lei, Viktoria Lomasko, esce con taccuini e fogli per entrare nei luoghi diversi, dal carcere minorile alle case delle prostitute, dalle piazze con le donne che hanno il destino delle famiglie sulle spalle alle aule di tribunale per processi sulla libertà di espressione. Dove si affrontano signore che brandiscono icone sacre ortodosse e ragazze che invece inneggiano alle Pussy Riot. Disegna mentre i fatti accadono ? Nel chiuso di uno studio o all'aperto durante le manifestazioni di protesta? 

La mia tecnica è live: qui si vede che si tratta di fogli strappati dal mio album, lì emerge il segno di una graffetta (spiega l'artista dentro il museo mentre mostra i dettagli sul bordo delle opere, nota degli autori). Non immaginavo che sarei stata protagonista di una mostra così importante come quella di Santa Giulia, così in passato ho strappato molti di questi fogli oggi esposti a Brescia senza tagliare bene i margini. E quando la mia galleria di Londra ha voluto iniziare a vendere alcuni reportage e quindi ho dovuto girare qualche disegno per firmarlo, vi ho ritrovato pagine del mio diario, appunti, tanti altri schizzi. Molte di queste opere sono state realizzate in presa diretta dentro l'azione rappresentata.

«Escape», particolare dell'opera esposta a Santa Giulia nella mostra «Victoria Lomasko – The Last Soviet Artist»
«Escape», particolare dell'opera esposta a Santa Giulia nella mostra «Victoria Lomasko – The Last Soviet Artist»

«Starship», opera esposta a Santa Giulia nella mostra «Victoria Lomasko – The Last Soviet Artist»
«Starship», opera esposta a Santa Giulia nella mostra «Victoria Lomasko – The Last Soviet Artist»

In altri casi, come nell'opera esposta che si intitola «Starship», gli elementi sono allegorici e fantasiosi, come sospesi in un sogno...
E' vero. E quest'opera e tutti i miei lavori in cui si intuisce l'idea del volo sono accomunati da uno stesso pensiero. Se ti trovi rinchiusa, imprigionata in uno spazio limitato, anche se dentro un Paese enorme, capisci che l'unica possibilità di salvezza è la fuga. La prima forma è una fuga in se stessi, nell'interiorità: è la creazione di un universo proprio e immaginario. Ma la fuga interiore precede sempre il cambiamento esteriore. Quando ho disegnato quest'uomo con questo gatto nel mio appartamento di Mosca, non sapevo quando sarei riuscita ad andarmene dalla Russia, non ci pensavo. Era il periodo duro della pandemia e non avevo «visti» aperti, ma ero in qualche modo convinta che sarei volata via sul mio razzo personale, perché quel che avevo dentro non corrispondeva a ciò che vedevo fuori. 

«A Trip to Dagestan #3», opera esposta a Santa Giulia nella mostra «Victoria Lomasko – The Last Soviet Artist»
«A Trip to Dagestan #3», opera esposta a Santa Giulia nella mostra «Victoria Lomasko – The Last Soviet Artist»

Spesso pensiamo alle esagerazioni della «cancel culture» come legate ai simboli della storia degli Stati Uniti e, talvolta, dell'Europa: sorprendente come emerga anche dal suo lavoro e dal suo vissuto personale una riflessione profonda sui rischi di una continua richiesta - ai cittadini e agli artisti - di dissociarsi, rinnegare, smarcarsi da qualcosa di preesistente. Una richiesta che a volte non tiene conto del fatto che molte persone già vedono e testimoniano la realtà in modo critico. E si comportano retti da valori democratici, a Mosca come a Kiev come a Washington. La censura dei regimi oppressivi e questo atteggiamento aggressivo negli altri Paesi - quello di chi distribuisce o nega patenti di liceità nell'arte - hanno qualcosa in comune?

Da una parte vedo censura e propaganda e dall'altra ugualmente censura e propaganda, è indubbio. Non interessa a nessuno in molti contesti che qualcuno racconti i suoi sentimenti e preoccupazioni. Quasi a nessuno preme che tu racconti quello che realmente vedi. E purtroppo devo ammettere che tanti attivisti pacifici nel mondo non hanno incontrato un'accoglienza amichevole, solamente perché hanno un passaporto russo. E questo senza riferimento alle loro idee contro la guerra e per la convivenza pacifica. Invece io credo che se qualcuno di noi russi si avvicinerà a voi e comincerà a raccontarvi la concretezza della vita, ecco che allora non saremo più una massa indistinta della società ma persone vive. Di carne e sangue. Non è la storia semplicemente della Russia, dell'Ucraina e dell'Occidente quella di cui stiamo parlando e di cui parlano le mie opere. Sono convinta che anche gli iraniani o i cittadini di molti Paesi dell'Africa abbiano gli stessi sentimenti: se le persone cominciassero davvero a parlarsi l'un l'altra, capirebbero che le differenze sono minime. Allora come si farebbe a continuare a baloccarsi con i giochi di geopolitica? Per giocarci bisognerebbe che i cittadini fossero convinti delle differenze inconciliabili. Ma vedere che le persone sono diverse dagli stereotipi apre nuove prospettive. Ed è per questo che i regimi cercano di tenere i giovani e in generale la gente nell'isolamento reciproco.

Domenica 8 gennaio 2023 daremo spazio a un'ampia intervista all'artista sulle pagine di Bresciaoggi in edicola. La mostra è promossa da Comune di Brescia, Fondazione Brescia Musei e Festival della pace: la prima personale in Italia dell’artista Victoria Lomasko è curata da Elettra Stamboulis. Telefono per informazioni 030 2977833/834, mail cup@bresciamusei.com, sito ufficiale www.bresciamusei.com. L'8 gennaio la mostra si chiude: orario 10-18, alle 17 l'ultimo ingresso.

«Lekciay», opera esposta a Santa Giulia nella mostra «Victoria Lomasko – The Last Soviet Artist»
«Lekciay», opera esposta a Santa Giulia nella mostra «Victoria Lomasko – The Last Soviet Artist»

 

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