Stereonoon, ammalia la verità del nuovo soul

«Yeah. And stuff» s’intitola l’ep di 6 tracce degli Stereonoon
«Yeah. And stuff» s’intitola l’ep di 6 tracce degli Stereonoon
«Yeah. And stuff» s’intitola l’ep di 6 tracce degli Stereonoon
«Yeah. And stuff» s’intitola l’ep di 6 tracce degli Stereonoon

Come si può definire musica che fa stare bene? In quale genere incasellare canzoni dal groove notturno che viaggiano a ritmo di funk su binari neo soul, ma fuori dal finestrino scrutano orizzonti nu jazz? Si chiama Stereonoon, il collettivo di musicisti che ha appena pubblicato «Yeah. And stuff»: un album nato durante il lockdown dall’incontro a distanza fra Anna Polinari, voce nuova della scena veronese, e Max Tozzi, polistrumentista fondatore dei monteclarensi Cinemavolta: band mai abbastanza rimpianta che ha saputo lasciare un segno indiscutibile nella scena bresciana e non solo con 7 dischi dati alle stampe. Dopo aver collaborato con Omar Pedrini e Claudio Bisio, Max Casacci e Xantoné Blacq, Ski Oakenfull e Bobby Soul, Nikki e Bengi, Max Tozzi ha composto colonne sonore per lungometraggi e cortometraggi, inni per eventi sportivi, canzoni e brani per libraries internazionali. In questo nuovo viaggio iniziato con Anna Polinari si accompagna a Giacomo Ganzerli, giovane batterista emiliano, e a Riccardo Barba, pianista jazz bresciano. L’estate scorsa, il debutto con una cover neo soul di «Steppin’ out» di Joe Jackson. Adesso, l’ep di 6 brani con la partecipazione del chitarrista Mark Lettieri (Snarky Puppy) in «Allen’s Movie» e i fiati del trombettista Matteo Pontegavelli e del sassofonista Francesco Dondi nell’abbrivio ammantato di classe che è «Whatever we are». Gli Stereonoon approfondiscono il concetto con una «Inconvenient» che ammalia. Punta di diamante di un disco dal respiro internazionale, caratterizzato anche da un drumming secco, raffinato e potente insieme. È il quadro, in generale, a non mostrare punti deboli. Dondi riappare da solista nella vibrante, inquieta «That word». «Allen’s movie» ha un appeal da Sade ma un incedere più nervoso, jazzato. Cielo che innamora di più con qualche nuvola, come un viso solcato da rughe di vissuto. Meglio berci qualcosa sopra («Lines», Jamiroquai e dintorni) per poi sciogliersi in una «Room for two». Alle registrazioni del disco, avvenute tra l’Emilia e la Lombardia, collabora anche un altro musicista bresciano di lungo corso, Marco Franzoni di Bluefemme. La produzione è di Tozzi e il suo tocco si avverte in ogni traccia. «Soul è verità», diceva Ray Charles. In questa musica di verità ce n’è tanta.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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