Trovarsi
nei versi

di Alessandra Tonizzo
Un tavolo, una compagnia creativa, la Palma della Poesia: l’iniziativa provata con successo a DesenzanoLa «fan» polacca Joanna fra Clara Gafforini e Lucia Treccani
Un tavolo, una compagnia creativa, la Palma della Poesia: l’iniziativa provata con successo a DesenzanoLa «fan» polacca Joanna fra Clara Gafforini e Lucia Treccani
Un tavolo, una compagnia creativa, la Palma della Poesia: l’iniziativa provata con successo a DesenzanoLa «fan» polacca Joanna fra Clara Gafforini e Lucia Treccani
Un tavolo, una compagnia creativa, la Palma della Poesia: l’iniziativa provata con successo a DesenzanoLa «fan» polacca Joanna fra Clara Gafforini e Lucia Treccani

Le signore della poesia. Cappello di paglia, sandali bassi, una piuma di cigno. Nessuna traccia dei bardi pasoliniani, «questi eterni indignati, questi campioni della rabbia intellettuale, della furia filosofica». Solo Clara e Lucia, controvento sempre ma sorridenti più di tutto.

«SIAMO due dilettanti. Conosciute nel 2000, accostate dalla stessa indole, non abbiamo più smesso. Di fare cosa, non saprei dire. So che ci unisce una passione grande, che non sta nel cassetto ma si deve mostrare». Clara Gafforini – desenzanese, umore frizzante – racconta la collaborazione con l’amica Lucia Treccani – «una timida, col dono della scrittura», dice – per comporre «un gioco che si gioca sulle emozioni». Versi di strada, scambio emotivo, incontro animico, opportunità sociale. Quello che è successo a Desenzano, fronte al porto. «La Palma della Poesia» è stata un albero esotico su cui appendere componimenti da leggere, prendere e ricalcare con mano propria. «Come raccogliere cose perse, esprimendosi nel pieno contatto, fatto di sguardi e percezioni sottili», spiega Lucia. Che all’inizio pensava non si sarebbe seduto nessuno, accanto a due «singolari signore». Invece.

«Io sono estroversa, satirica, comica. Un poco incazzata – confessa Clara –: lavoro nell’industria dal ’74 e dei numeri, del profitto ho la nausea. La poesia è il mio ossigeno. La nostra è fatta d’improvvisazione, è un attimo, eppure è cosa seria, serissima. Ci teniamo come fosse oro, la maneggiamo con estrema semplicità». Però il lavoro è grande, e la costanza pure. Le artiste dicono di seguire il flusso ma il retroterra parla di libri, di studio. Irrinunciabili i corsi di Giampaolo Spinato, a Milano. Lezioni di creatività per riorganizzare il noto (la stesura di «2+2 mani», summa di liriche proprie che sarà presentata al Festival della Letteratura di Mantova) e dar linfa al nuovo (altre «palme», in altri porti).

La ricerca di Clara+Lucia si basa sull’idea di «Madre Cura», connubio di lettura e scrittura come forme salvifiche. «Nel mondo contadino si raccontavano storie. Oggi imperano le frasi fatte su Facebook, foto sgranate in primo piano – tuona Clara –, e la chiamano comunicazione. Alla Palma ci siamo accorte che esiste ancora questo bisogno affettivo e fisico di dire per davvero». Alla «Palma», accanto ai quadri del pittore anconetano Massimo Volponi, c’erano le parole di Lucia – originaria di Castiglione, bresciana d’adozione, autrice per bambini – sui social («La gente non discute più/ fagocitata dalle miriadi di tag/ ed il mutismo è trono»), suggerimento, più che rimprovero, contro la distrazione dal sé.

LA FAVOLISTA (imminente la pubblicazione del suo «I colori dell’anima») ha tenuto un diario dell’esperimento lacustre. Pagine che mostra con orgoglio e chiarisce con voce tremula, scusandosi per l’eccesso di suggestione. Pagine che raccontano di un novello Romeo, un versificatore egiziano, di doni improvvisi, coppie commosse, singoli visi aperti. Come Joanna. «Arriva radiosa, è polacca e respira seduta con noi l’aria della sua terra. È rapita dalla nostra idea. Lascia per una mezz’ora il suo fidanzato, non si sa dove, finché è lui a tornare. Joanna se ne va a malincuore. Non prima di aver fatto insieme a noi una foto ricordo».

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