L’Alco, nuovi timori alimentano la protesta

Una fase dell’incontro online dei sindacati sulla vicenda del gruppo  L’Alco
Una fase dell’incontro online dei sindacati sulla vicenda del gruppo L’Alco
Una fase dell’incontro online dei sindacati sulla vicenda del gruppo  L’Alco
Una fase dell’incontro online dei sindacati sulla vicenda del gruppo L’Alco

Oggi incrociano le braccia tutto il giorno i lavoratori del gruppo L’Alco, con quartier generale a Rovato e oltre 40 punti vendita distribuiti su parte del territorio lombardo sotto i marchi Despar, Eurospar, Interspar e Cash&Carry Alta Sfera, oltre la metà in provincia di Brescia. Uno sciopero (senza presìdi nel rispetto delle norme Covid-19) proclamato con il supporto di Filcams-Cgil, Uiltucs-Uil e Fisascat-Cisl «per mettere in evidenza, anche agli occhi dell’opinione pubblica e delle istituzioni, un’intricata vicenda ulteriormente peggiorata negli ultimi giorni - come sottolinea Luca Di Natale, segretario della Filcams Brescia - per la totale mancanza di comunicazioni da parte della proprietà sull'andamento della trattativa di cessione o affitto del ramo d'azienda. Un silenzio imbarazzante dopo gli incontri in Prefettura e in IV Commissione Regione con promesse anche sul fronte occupazionale». In ballo il futuro di oltre 750 lavoratori, il 60% nel Bresciano, e diversi arretrati: gli stipendi da dicembre scorso ad oggi, la Tredicesima e le somme legate al rinnovo del contratto della Federdistribuzione siglato nel 2019. Una mancanza di risposte, che potrebbe tramutarsi in una «pericolosa emergenza occupazionale. Da oltre 10 giorni non abbiamo notizie di alcun tipo, non sappiamo se il concordato preventivo prospettato stia facendo progressi. Quello che temiamo è che possa palesarsi un'ingiunzione di pagamento da parte di dipendenti e fornitori e che la strada del fallimento sia alle porte», prevede Roberto Maestrelli, al vertice della Uiltucs provinciale. Alla proprietà sarebbero arrivati i segnali di interesse di altre due realtà del settore, «che potrebbero far defilare» il gruppo locale da mesi in trattativa per le attività de L’Alco con una sostanziosa riduzione della forza lavoro. «Le società che si sono fatte avanti però - specificano i sindacati - sarebbero interessate solo ad alcune unità: una al Cash&Carry e l’altra ai supermercati», con l’eventualità di soluzioni «spezzatino» per il gruppo bresciano. Una prospettiva ulteriormente preoccupante in termini di posti di lavoro, con «esuberi nei centri commerciali e nell’area degli impiegati». A preoccupare sono anche le attuali condizioni di lavoro: gli addetti sono impegnati con orario ridotto in negozi con scaffali soprattutto vuoti, senza retribuzione e come unico sostentamento il trattamento di Cassa in deroga che però tarda ad arrivare. Lo confermano i delegati Renato Mariotti (Fisascat; a Braone) e Lucia Vice (Filcams; Cash&Carry di Lonato): «A stento si arriva a fine mese, la Cassa integrazione viene pagata a singhiozzo, mentre le spese quotidiane sono sicure - dicono -. Siamo costretti a fare i salti mortali per sopravvivere e, purtroppo, non vediamo un futuro». Il tempo «in questo caso è nostro nemico, ma se ci muoviamo in fretta ci sono ancora margini sufficienti per trovare soluzioni», sostiene Alberto Pluda, segretario generale della Cisl territoriale con Francesco Bertoli al vertice della Cgil di Brescia. «L’emergenza sanitaria non aiuta - dice Mario Bailo leader provinciale Uil -. L’impatto sociale con lo sblocco dei licenziamenti, che prima o poi arriverà, potrebbe essere drammatico». Ma, assicura Paolo Tempini segretario generale della Fisascat di Brescia, «non lasceremo nulla di intentato. Siamo pronti a sollecitare anche il coinvolgimento del Mise».•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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