SFIDE SUL MERCATO

Battaglia sui prezzi il governo sia stabile

Una congiunzione di eventi inimmaginabile ha provocato una impennata del prezzo del gas e di altre materie prime o prodotti indispensabili come i semiconduttori. E l'inflazione è schizzata a livelli che non si vedevano da almeno 20 anni: +7,5% a gennaio negli Usa, +5% in Europa, +4% in Italia. Le cause di questa improvvisa fiammata inflazionistica sono molteplici. In primo luogo la ripresa dell'economia mondiale dopo la fase più dura della pandemia di Covid è stata più forte e più veloce del previsto. Per l'energia questo ha preso alla sprovvista il mercato abituato a navigare su prezzi bassi e addirittura decrescenti. Quindi ci si è trovati nella impossibilità di soddisfare la crescente domanda, anche perché molti operatori del Nord Europa non avevano fatto scorte sufficienti proprio perché pensavano che i prezzi avrebbero continuano a scendere. Per colmo di sfortuna poi ci sono state condizioni di vento sfavorevoli del mar Baltico, che avevano tenuto ferme le pale eoliche, e alla fine è arrivato anche Putin a minacciare l'Ucraina attraverso la quale passa il gas russo che copre circa il 40% dei fabbisogni di Paesi importanti come la Germania e l'Italia. Alla crisi del gas (a cui sono legati, tra l'altro, i prezzi dell'energia elettrica e del riscaldamento) si sono aggiunti problemi specifici come l'ingorgo nei porti cinesi a causa del Covid, quello di alcuni porti americani per l'inatteso boom del trasporto merci, o la carenza di molte materie prime come il grano  o di semilavorati provenienti dai Paesi asiatici. Un insieme di problemi che, uniti alla sovrabbondanza di denaro messo in circolazione dalle Banche centrali negli anni passati a tassi zero o sotto zero, ha provocato un forte rimbalzo del prezzi. All'inizio le autorità ritenevano che la fiammata sarebbe stata temporanea e quindi non si sono troppo allarmate. Ora però l'incertezza sembra prevalere e quindi le banche centrali stanno piano piano aumentando i tassi d'interesse, mentre per ora i governi mantengono delle politiche fiscali espansive spendendo soldi, ad esempio, per calmierare gli aumenti dei prezzi dell'energia. Ma tutto dipenderà da quanto tempo sarà necessario ai mercati per ritrovare un equilibrio e quindi quando l'inflazione potrà tornare su livelli meno allarmanti.Qualche segnale di stabilizzazione della situazione comincia a vedersi. Il prezzo del gas è calato a 70 dollari al Kilowattora contro gli oltre 120 raggiunti a dicembre scorso. Certo siamo lontani dai 20 dollari di prima della crisi e lontanissimi dai 13 dollari della quotazione attuale negli Usa. Tuttavia se il gas dovesse mantenere queste quotazioni la prossima revisione dei prezzi delle bollette non dovrebbe registrare nuovi aumenti, ed anzi forse vedremo qualche piccola riduzione. Certo questo non basta, dato che siamo ad oltre tre volte la quotazione dello scorso anno, ma se la Russia non farà la guerra e se i governi attueranno delle politiche delle scorte adeguate, potremmo avere nel corso dell'estate ulteriori discese. Il problema cruciale è però quello di evitare politiche sbagliate. Questo tipo di inflazione che deriva da carenze dell'offerta, non si supera con la classica stretta monetaria, ma occorrono provvedimenti capaci di eliminare gli ostacoli ad una rapida crescita della produzione. Ad esempio dobbiamo aumentare l'estrazione del nostro gas nel mare Adriatico. Dobbiamo migliorare i porti e le infrastrutture. Dobbiamo sostenere gli investimenti e la creatività delle imprese. Soprattutto occorre che il Governo si impegni per evitare una eccessiva rincorsa dei salari all'inflazione perché in questo modo sarebbe come mettere altra legna sul fuoco degli aumenti dei prezzi. Se c'è un problema di recupero salariale, e probabilmente ci sarà, occorre trovare delle forme di retribuzione collegate alla produttività in modo da dare un reale beneficio ai lavoratori spegnendo nel contempo il fuoco inflazionistico. Siamo ad un passaggio delicato ma non alla catastrofe. L'importante che Draghi possa dispiegare senza essere ostacolato dalla sua litigiosa maggioranza, tutta la sua competenza economica per scegliere le politiche più corrette per mantenere un elevato ritmo di crescita del Pil cuore vero di ogni politica che voglia il benessere dei cittadini.

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