LA MISSIONE

Dove porta la vista del Papa in Bahrein

di Gerolamo Fazzini

Il viaggio che Papa Francesco ha iniziato ieri in Bahrein è, per vari motivi, di importanza inversamente proporzionale alle dimensioni del Paese, che misura solo 760 chilometri quadrati. Volando di nuovo verso il golfo Persico, Papa Bergoglio insiste nella sua scelta di toccare Paesi che mai, prima di lui, sono stati mete di pellegrinaggi apostolici. Paesi abitati da pochissimi cattolici (in Bahrein lo accoglieranno 80 mila fedeli), ma sui quali è come se volesse concentrare gli occhi del mondo. Era accaduto nel 2017 per il Myanmar, allora segnato dalla tragedia dei Rohingya; poi, nel 2021, per l’Iraq, la terra di Abramo, squassata dal ciclone-Isis, che ha costretto molti cristiani all’esilio. Sarebbe dovuto accadere nel luglio scorso per il Sud Sudan, ultimo Stato africano ad aver conquistato nel 2011 una sofferta indipendenza. Il pontefice che sceglie di visitare le «periferie» è lo stesso che ha assegnato la berretta cardinalizia a numerosi vescovi alla guida di diocesi considerate marginali. Quanto al piccolo Bahrein, va ricordato che il Paese è collocato in una zona a dir poco strategica e confina con due protagonisti della scena geopolitica come il Qatar e l’Arabia Saudita, a oggi inaccessibili per un Papa. Due Paesi accomunati dal fatto di cercare supremazia economica e politica attraverso il soft power dello sport: il Qatar è la sede degli imminenti Mondiali di calcio (e qatarino è il patron del Psg); l’Arabia Saudita ospiterà a gennaio 2023 la Supercoppa di calcio e - udite, udite! - i Giochi invernali asiatici del 2029. segue a PAG.4

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