L’editoriale

Francesco e il dovere della pace

di Antonio Troise

Mai come in questo periodo il mondo intero vorrebbe superare di colpo i massacri, le guerre, gli attentati, le immagini dell’orrore della guerra che piombano quotidianamente nelle nostre case. Per 80 anni avevamo coltivato l’illusione che i conflitti fossero solo un brutto ricordo, da frequentare sui libri di storia ma irripetibili. Ci sono almeno tre generazioni che non sanno che cosa sia una guerra vissuta sulla propria pelle. Ora che la parola «guerra» ritorna con tutte le sue variabili, perfino quella dell’olocausto nucleare, il paradigma delle nostre coscienze deve cambiare radicalmente. Le parole di pace scandite con coraggio da Papa Francesco che ieri sera ha voluto essere presente alla veglia pasquale e che il 18 maggio sarà a Verona, sono ancora più importanti e dense di significato. Così come l'appello arrivato dai Vescovi contro gli orrori dei conflitti che, dal Medio Oriente all'Ucraina, insanguinano il mondo. Orrori ai quali non bisogna abituarsi. Perché il rischio è proprio quello di considerarsi immuni, di perdere di vista le ragioni stesse dalla convivenza fra i popoli, la grande lezione della storia che dovrebbe spingerci verso il confronto pacifico e non verso le armi. Nelle ultime settimane abbiamo assistito invece ad una vera e propria escalation della tensione in Europa: questa volta non solo verbale ma anche militare, con una chiamata alle armi, da parte del leader francese Macron, di tutti i Paesi della Nato. Anche per questo le parole del Papa, che invece aveva sottolineato l'urgenza di negoziare una pace per mettere fine alla drammatica situazione in Ucraina, sono apparse quasi fuori dal coro. Per la verità la posizione di Macron non è maggioritaria in Europa. Molti dei leader dei 27 continuano ad essere contrari all'invio di truppe e, soprattutto, ad un coinvolgimento diretto dell'Alleanza Atlantica nel conflitto. Sullo sfondo resta sempre la grande questione dell'esercito comune, la cui assenza oggi pesa ancora di più sul tavolo delle trattative. Il sentiero per tornare al tavolo della diplomazia e aprire un vero negoziato con la Russia di Putin è oggi, davvero, strettissimo. Ma, proprio in questi momenti, diventa importante «passare oltre», imporre la forza della ragione su quella della violenza. Per questo, oggi la Pasqua ha un significato che va oltre i confini della religione e deve toccare le coscienze di tutti, a partire dai leader delle grandi potenze che hanno il dovere, questa volta, di non ignorare le parole di pace.

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