UNA TRISTE REALTÀ

I ragazzi del covid perdono il mondo

di Ferdinando Camon

In un anno nel mondo i bambini e gli adolescenti hanno perso in media 74 giorni di scuola a testa. Il che significa più di un terzo dell’anno scolastico. I bambini dei Paesi più poveri sono stati colpiti di più, hanno studiato e imparato di meno. Sono convinto che la scuola si fa a scuola e che la scuola a distanza non è la stessa cosa. Però è pur sempre una forma di apprendimento. Un ragazzo con il cellulare e con l’Ipad può cercare cultura da tante fonti e quella cultura lo arricchisce. Avere strumenti d’informazione vuol dire avere collegamenti con il mondo. Ma nei Paesi poveri, nelle famiglie povere, tante anche in Italia, questi collegamenti non ci sono: un’arretratezza che genera arretratezza. La pandemia ha impiantato queste sacche dove non c’erano e le ha moltiplicate dove c’erano. Perdendo 74 giorni d’istruzione in un anno il ragazzo non perde solo «nozioni», ma perde «categorie mentali», capacità di elaborare i dati. I ragazzi che crescono nella pandemia perdono il mondo. Non hanno neanche più voglia di uscire di casa. Fiorello al Festival di Sanremo ne ha parlato: «Non è un dolore ma di più, non me ne faccio una ragione. Ho una figlia adolescente e vedo in lei tutti i ragazzi della sua età costretti davanti a uno schermo, a un computer. E provo ancora più dolore perché si stanno abituando. Mia figlia non è più abituata a uscire di casa, a vivere la vita. Per me e, credo per tutti i genitori, è un dolore, sto soffrendo con loro». A Fiorello veniva da piangere in diretta tv: lo comprendiamo, abbiamo lo stesso problema.

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