LAVORO E TURISMO

Il Belpaese non può ripartire azzoppato

di Antonio Troise

Gli italiani non sono mai andati via, neanche quando la pandemia si era fatta sentire più pesantemente. E anche durante l’estate ormai imminente prenderanno d’assalto le bellezze del BelPaese: ne abbiamo avuto un assaggio a Pasqua e nei bei fine settimana primaverili. Quest’anno, poi, saranno in compagnia degli americani, tornati in forze in Italia, insieme agli altri turisti provenienti da mezza Europa. Certo, mancano ancora i flussi dal «Far East». E chissà quando mai rispunteranno i danarosi russi. Ma dopo due anni di restrizioni, il turismo italiano, che da solo vale il 13% del Pil e il 14% degli occupati, finalmente respira. Fra aprile e maggio, giusto per dare un’idea, il tasso di occupazione delle nostre strutture ricettive ha superato di ben 10 punti quello dei nostri più diretti competitor, gli spagnoli. Verrebbe da brindare per un settore che finalmente si è rimesso in moto. Se non fosse che, in un Paese come il nostro, che si trova stabilmente ai primi posti nella classifica della disoccupazione, trovare camerieri, chef, ristoratori o addetti alla pulizia, sta diventando un’impresa. Mancherebbero all’appello fra i 300 e i 350 mila lavoratori. L’allarme è arrivato nei giorni scorsi proprio attraverso queste pagine dagli operatori del comprensorio del lago di Garda. E stiamo attenti: la grande fuga dal settore turistico non interessa solo gli stagionali o i precari. Ma anche i lavoratori che godono di contratti a tempo indeterminato, con tutte le più solide tutele conseguenti, si guardano attorno per cercare altre posizioni. Senza considerare la «concorrenza» dei sussidi a disposizione dei senza lavoro, a cominciare ovviamente dal reddito di cittadinanza, alternativa a sforzo zero rispetto ai turni di un ristorante o di un hotel. Il risultato è che il turismo italiano rischia di perdere la grande occasione della ripartenza post-Covid, a tutto vantaggio di Paesi meno ricchi dal punto di vista artistico e paesaggistico ma senza problemi di personale. Insomma, occorre agire in fretta, attivando un tavolo di confronto con il governo per studiare correttivi. Il ministro del Turismo, il leghista Massimo Garavaglia, ha già proposto una riduzione graduale dei sussidi fino al 50 per cento per chi accetta di lavorare. Ma bisognerebbe guardare più avanti, pensando a strumenti concreti in grado di far incontrare domanda e offerta di lavoro superando, una volta per tutte, la logica dei sussidi a pioggia che non ha dato risultati, anzi ha colpito negativamente molti settori. La stagione turistica è iniziata, il tempo a disposizione è davvero poco. Ma dopo la lunga e drammatica parentesi del Covid, sarebbe davvero un delitto sprecare l'occasione della ripartenza.

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