CARO ENERGIA

Il realismo europeo su metano e petrolio

di Carlo Pelanda

L’Ue sospenderà il Patto di stabilità nel 2023, permettendo extra deficit agli Stati per mitigare i molteplici shock di questo periodo. Ma per l’Italia sarebbe una buona notizia solo se l’Unione europea attivasse uno scudo per evitare picchi al costo di rifinanziamento del già enorme debito italiano e quindi meno spazio per deficit d’emergenza. Al riguardo ci sono studi, non ancora notizie. Con il nodo di una Bce indecisa se attivare o no strumenti di sostegno e più incline a una stretta monetaria che, se pur graduale e necessaria per scopi di disinflazione, sarà un fattore di rallentamento dell’economia. Al punto da innescare una recessione? C’è una mezza buona notizia relativa agli andamenti espansivi di alcuni settori dell’economia italiana, mentre altri sono in situazione critica, che rendono improbabile il caso peggiore. Buona è l’attivazione dell’Ue per creare una logistica che permetta all’Ucraina di esportare materiali agricoli e altri critici nonostante il blocco russo, riducendo la scarsità di questi beni. Promettente è la bozza del programma RePowerEu che fissa il percorso del distacco dal gas russo, con enfasi sull’accelerazione della messa in opera di più energie rinnovabili, ma anche su più infrastrutture per il trasporto di gas, nonché petrolio (per le nazioni dell’Est europeo senza sbocco sul mare), tra cui i rigassificatori. I soldi? Dovrebbero arrivare da una rimodulazione del Recovery Fund e dal riorientamento dei fondi strutturali. Ciò dovrebbe portare in Italia un aggiornamento del Pnrr e ad aggiunte. Chi scrive osserva che questa apertura realistica dell'Ue ai carburanti fossili cambia di fatto la limitazione degli stessi come era finora previsto e porta ad ipotizzare che il loro ciclo sarà pluridecennale, motivo per tornare ad investire su gas e carburanti innovativi (bio e sintetici) e, forse, per evitare la ghigliottina ai motori termici, misura richiesta a gran voce e quasi con disperazione dall'industria italiana della mobilità. In particolare, ora i limiti del programma di sfruttamento dei giacimenti di gas nel perimetro italiano (Pitesai) sembrano eccessivi in relazione all'apertura dell'Unione europea per avere e far circolare più gas metano.Per chi scrive ciò significa la possibilità di produrre nazionalmente circa 10 miliardi di metri cubi di gas anno (in ventiquattro mesi) invece dei circa 3,5 autolimitati attuali, considerando che l'Italia «galleggia» letteralmente su un'enorme bolla di gas e petrolio e che le nuove tecnologie rendono le estrazioni sicure dal punto di vista dell'impatto ambientale. Sarebbe un'ottima notizia se Roma si muovesse in questa direzione.

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